Roberto Dinamite
L’esplosione del gol
Mai, o quasi mai, un’etichetta pallonara fu così azzeccata o utile alla causa. Del resto i soprannomi servono a questo e in Brasile sono, nel ramo, maestri assoluti. Chi, oggi o in futuro, legge o leggerà di Carlos Roberto de Oliveira detto “Dinamite” conoscerà (o immaginerà all’istante) subito il marchio di fabbrica del campione carioca.
Un tiro micidiale, una miscela alla nitroglicerina che Dio aveva dispensato nel suo destro e che lui implacabilmente utilizzava per seviziare portieri e difese avversarie. Puro tritolo, miccia corta e l’esplosione di una leggenda tutta da raccontare.
Siamo negli anni Settanta e tra le tante rivalità del calcio verdeoro che si fronteggiano, appassiona il duello che vede da una parte Zico e il Flamengo, il club del popolo, e dall’altra Roberto Dinamite e il Vasco da Gama, la squadra della comunità portoghese.
Una sfida sentitissima, un derby acceso e talvolta drammatico così come il celebre Fla-Flu, Flamengo-Fluminense. Ma Flamengo-Vasco aveva in più questi due fuoriclasse in copertina, e tanto bastava per eccitare le folle. Del Galindo Zico c’è ben poco da aggiungere: la sua classe e il suo infinito bagaglio di talento gli hanno garantito una fama e una celebrità destinate a non tramontare mai.
Tuttavia Roberto Dinamite, che di certo pagava dazio in termini di tecnica, diede filo da torcere ai rossoneri grazie al suo senso del gol, al suo carisma e a quella voglia di vincere che lo portò subito nel ristretto circolo dei leader.
Roberto nacque nell’aprile del 1954 a Duque de Caxias, quartiere povero dello stato di Rio de Janeiro. Da bambino passava più tempo a giocare a pallone che a dormire. Mangiava pochissimo, e non sempre per colpa sua. Era difatti magro e senza tono muscolare, ma quando uno scopritore di talenti, noto con lo pseudonimo di Gradim, gli offrì l’occasione della vita, arrivarono anche le garanzie che col tempo il fisico sarebbe rinato.
E fu proprio così! Poco più che adolescente, Roberto si mise in mostra come promettente attaccante nelle varie squadre satelliti del Clube de Regatas Vasco da Gama e passò dai miseri 50 kg delle prime apparizioni ai ben più rassicuranti 68-69 kg di qualche anno dopo. Nel pieno della maturità tecnico-fisica divenne poi un bomber massiccio ed elegante al tempo stesso. Nella prima squadra del Vasco debuttò nel 1971, ad appena 17 anni, per merito del tecnico Admildo Chirol.
Giusto un paio di gare per scrollarsi l’emozione e, nel corso di Vasco-International 2-0, si concretizzò il suo primo splendido gol. Roberto quasi lasciò pietrificato il portiere avversario Gainete con una folgore di rara precisione e soprattutto potenza. Il giorno dopo il principale quotidiano brasiliano non aveva dubbi e titolava: “Explodiu o garoto Dinamite!”, ovvero “è esploso il ragazzo Dinamite”.
Fu il battesimo ufficiale: diventò “Roberto Dinamite” e passerà alla storia del calcio brasiliano e soprattutto del Vasco grazie a uno stratosferico numero di gol e record che difficilmente saranno avvicinabili.
Coi bianconeri arrivò a 708 gol in oltre vent’anni di militanza, una storia d’amore mai messa in discussione se non per periodi talmente brevi che quasi confermarono la sua anima cruzmaltina. In 22 anni Roberto Dinamite ha messo la palla nel sacco per 754 volte in 1198 partite ufficiali: col Vasco ha toccato la mostruosa cifra di 708, il resto sparso fra nazionale, Portuguesa e Barcellona.
Altre cifre record sono quelle relative alle presenze in campo: col Vasco è il re indiscusso di tutti i tempi con 1022 gettoni (768 in gare ufficiali). Il trionfo più acclamato arrivò nel 1974, quando coi bianconeri vinse il titolo nazionale e lui fu capocannoniere(come nel 1984) trasfigurandosi in autentico Messia per tifosi e… tifose.
Vinse anche 6 Campionati carioca, 5 Taca Guanabara, 4 Taca Rio, 2 Copa Rio. Accanto ai numeri, che già da soli comunque sarebbero esaurienti, dobbiamo integrare il resto alla leggenda di Roberto Dinamite: il carisma, la professionalità, l’amore per la tifoseria del Vasco, la correttezza, l’audacia e la sfrontatezza di chi voleva emergere nelle difficoltà.
Quando lasciò Rio de Janeiro per l’Europa firmando un ricco contratto col Barcellona, le partite del Vasco diventarono una veglia funebre, era finito il divertimento. Il ritorno del figliol prodigo (era triste anche lui: dopo quattro mesi riuscì a mettere a segno solo 2 gol in 8 presenze) si tramutò in una festa a suon di samba e canti. Un replay del Carnevale di Rio.
Quando coi bianconeri siglò il numero 500 in carriera, la società e i tifosi lo omaggiarono con una targa che recitava Roberto Dinamite a explosão do gol, l’esplosione del gol. La cerimonia fu condita da un’altra settimana di festeggiamenti e di baldoria. Era un bomber perfetto perché sapeva sempre ideare, suggerire, plasmare e soprattutto finalizzare la giocata giusta al momento opportuno. Se ne accorsero anche nella Seleçao, la nazionale maggiore, dove però fu vittima di incomprensioni e misteriosi accantonamenti.
Col Brasile siglò 27 reti in 49 presenze, ma il bottino poteva essere ben maggiore. Ai mondiali del 1978, chiusi sul gradino più basso del podio, Roberto Dinamite andò in gol contro l’Austria (1-0) e due volte contro la Polonia (3-1 il finale); la delusione vera però arrivò nel 1982. Nella sfavillante ma sfortunata formazione del Brasile, zeppa di campioni dai piedi fatati, forse l’unica debolezza era nella prima punta, nel centravanti puro.
Il ct Telé Santana gli preferì però Serginho, e quando si pentì era troppo tardi: Roberto aveva perso, non per colpa sua, la più grande occasione della sua carriera. Trovò sempre l’amore infinito del Vasco a lenirgli le ferite e le amarezze: si ritirò a quasi 40 anni, facendo coppia nell’ultimo periodo con un’altra stella nascente del firmamento carioca, il piccolo e inafferrabile Romario.
Il Baixinho ha sempre poi parlato di lui come di un padre e un punto di riferimento, così come l’eterno rivale Zico (e con lui tutti gli avversari e i compagni) ha sempre ammirato e apprezzato l’animo nobile e sportivo del cecchino cruzmaltino.
Tutti d’accordo sull’uomo e sul campione: Roberto, in un mondo che continua a farsi la guerra da solo era lui l’unica vera Dinamite che regalava gioie e sorrisi…
Lucio Iaccarino
© Riproduzione Riservata
Ultimi commenti