Il GP d’Europa 1993

Donington 1993 frame iniziale

Donington 1993 frame iniziale

 

Tutto in 3 km

I galloni dei grandissimi favoriti per la vittoria finale e per ogni singolo appuntamento del Mondiale F1 1993 ricadono sulle spalle della Williams-Renault e del professore Alain Prost: dopo un anno sabbatico a seguito del brutto appiedamento da parte Ferrari, il tre volte iridato francese (il quarto arriverà) eredita la raffinatissima e avveniristica creatura concepita dal duo Patrick Head / Adrian Newey, dal Leone Nigel Mansell appena laureatosi Campione del Mondo dominando, intenzionato a proseguire con le gare ma negli Stati Uniti. Al fianco di Prost la scuderia di Sir Frank schiera il non più giovane di belle speranze (sarà campione nel 96) Damon Hill, figlio del grande Graham, alla seconda stagione nella massima formula dopo un debutto non esaltante in Brabham e una buona carriera come pilota motociclistico. Unici avversari credibili della corazzata di Didcot/Grove paiono le Benetton-Ford e le McLaren. La compagine della famiglia trevigiana è una realtà ormai consolidata e sta oliando i meccanismi in attesa di un ulteriore salto di qualità che arriverà a breve, intanto dispone di un motore ufficiale e una ben assortita coppia di piloti: all’espertissimo Riccardo Patrese (sarà per anni recordman di presenze in F1) affianca il giovane, aggressivo e veloce Michael Schumacher strappato un anno e mezzo prima da Briatore, con una spregiudicata manovra, alla Jordan.

Fermo immagine della gara

Fermo immagine della gara

La McLaren ha invece appena perso i motori Honda (la casa nipponica dopo aver vinto con tutti i frazionamenti opta per un semi-ritiro, continuerà a fornire privatamente i propulsori come Mugen) e nell’attesa dei motori Peugeot (arriveranno nel 94) è costretta a ripiegare sugli spompatissimi Ford-Cosworth V8 non ufficiali (in esclusiva per Benetton); il plus della scuderia di Woking, però, risiede in Ayrton Senna: il tri-campione brasiliano corre a gettone (1 milione di dollari a week-end di gara) con opzione a suo vantaggio, in rotta totale con Ron Dennis, ritenuto scorretto nei rapporti interni al team, e, immaginando una scarsa competitività a medio termine dell’auto. La scuderia inglese schiera al fianco del carioca l’americano Michael Andretti, figlio del leggendario “Piedone” Mario, autore di un’annata imbarazzante, e dopo il primo podio conquistato a Monza, verrà sostituito da un futuro bi-campione come il finlandese Mika Häkkinen, inizialmente ingaggiato come paracadute nel caso Senna avesse evitato di disputare un qualche fine settimana di corse. Gli altri team paiono fin da subito un paio di gradini sotto, a principiare dalla Ferrari con l’affiatata coppia Jean Alesi / Gerhard Berger, ma fornita di una vettura, la F93A, per nulla affidabile e manchevole di un pizzico di velocità, oltre che dotata di una scelta cromatica considerata tra le peggiori della storia del Cavallino.

Le prime due gare del campionato si disputano in Sud Africa e Brasile: Prost si aggiudica la prova di Kyalami con un distacco amplissimo sul secondo, Senna, e tutti gli altri doppiati, nella corsa di San Paolo invece, sull’umido, il pilota di casa si prende il gradino alto del podio dando una poderosa lezione di guida a tutta la concorrenza.

Senna a Donington

Senna a Donington

 

Nel week-end dell’undici aprile si disputa a Donington Park la terza prova annuale, quarta edizione del GP d’Europa, da quando dispone della titolazione mondiale, la prima nel circuito del Leicestershire di circa 4km, con 6 curve a destra, 4 a sinistra e una chicane: il circuito dispone di una prima metà mozzafiato con una serie di curve tecniche in successione ed in variazione altimetrica in grado di fare selezione, mentre l’ultima sezione, chiaramente appiccicata e successivamente rimaneggiata, risulta banale.
La Williams come previsto domina le qualifiche: Prost al palo affiancato da Hill per completare la prima fila, alle loro spalle solo Schumacher terzo e Senna quarto han potuto contenere il distacco sul giro entro i 2 secondi, le sorprendenti Sauber motorizzate Ilmor (testa di ponte Mercedes), con lo sfortunato austriaco Karl Wendlinger e l’esperto JJ Letho, inframezzati da Andretti, subito dietro, seguite dalle Ferrari e l’altra Benetton a completare le prime cinque file.
Il meteo inglese è bizzarro, è risaputo, prima del via comincia a piovere, in maniera variabile lungo il tracciato peraltro, e la partenza sarà in condizioni di bagnato. Al verde (ancora usava così) l’avvio, nonostante il viscido, è regolare, così Senna può dare inizio allo show, battezzato poi “lap of the Gods” dai britannici citando i Queen: si muove bene dalla piazzola ma marcato da Schumacher si trova stretto a sinistra ed entrambi vengono infilati da Wendlinger che con uno scatto felino si ritrova terzo. Senna è quinto all’imbocco della destrorsa Redgate (curva 1) preceduto da Schumacher, il carioca opta per una traiettoria interna e nella percorrenza della seconda destra consecutiva, la Hollywood (curva 2), si sbarazza facilmente del tedesco, ritrovandosi quarto all’entrata della Craner (curva 3) un’ampia sinistra in discesa, qui sceglie una traiettoria esterna ed uccella un impotente Wendlinger. Beco è terzo con le Williams di Prost e Hill nell’ordine a fare da battistrada. All’entrata del Vecchio Tornante (curva 4), una sinistra in contropendenza, il sudamericano recupera il gap nei confronti dell’inglese e attende tutta la salita fino alla destra in salita McLeans (curva 7) per sferrare l’attacco in frenata: manovra impeccabile e secondo posto conquistato. Senna attende la S Fogarty (curva 9) per colmare il piccolo svantaggio che ancora ha nei confronti del francese ed è pronto lanciare l’attacco decisivo alla Melbourne (curva 10), un tornante in discesa di medio raggio, staccata ritardata contro un Prost sorpreso e posizione conquistata, il professore tenterà un blando contrattacco nel rettilineo di raccordo con la Goddard (curva 11) di cui il carioca non si curerà, transitando primo sul rettilineo di arrivo del primo giro.

La gara sarà un susseguirsi di scrosci d’acqua e soste ai box per seguire le mutevoli condizioni meteo e sarà vinta dallo stesso Senna, con vantaggi abissali, ma sarà tutto superfluo..

Marcello Trafossi
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