Jeanne Vina La Mar

La contessa Jeanne Vina La Mar

La contessa Jeanne Vina La Mar (© Corbis)

 

L’ultima ripresa della Contessa

È l’inizio del Novecento e le donne boxano. Ci vorranno più di cento anni affinché le atlete del pugilato siano ammesse alle Olimpiadi, e ci vorranno le figlie d’arte Laila Alì e Jacqueline Frazier per apprezzare la professionalità e la bellezza dei combattimenti femminili, ma il gentil sesso tira pugni già da tempo. La documentazione è incompleta: in Inghilterra ci sono testimonianze di combattimenti cruenti che datano del 1720. Sul finire dell’era vittoriana la partecipazione femminile agli sport cresce e molte atlete scelgono discipline non convenzionali.

Tuttavia, come le sorelle Bennett, che boxavano e facevano anche wrestling, spesso più che essere votate al professionismo sportivo, le donne degli anni Dieci sono votate al vaudeville. Non c’è un’arte agonistica da ammirare: c’è da guardare divertiti. Ecco quindi che le boxeuses sono protagoniste di uno dei corti di Thomas Edison, che ormai produce ogni genere di filmato. Le sorelle Gordon, una vestita di chiaro, l’altra di scuro, entrambe con ricami e gonna svolazzante, una con un cappellino in testa, l’altra con acconciatura corta, si lanciano l’una sull’altra dandosi copiosi pugni con i guantoni, mirando incluso al petto, mostrando quindi di non tenere conto delle regole del pugilato. Dalle sottogonne spuntano stivaletti da boxe che piroettano sullo sfondo di un paesaggio che ricorda i giardini delle Tuileries. Persino nella nota immagine del combattimento tra Mrs Edwards e Fraulein Kussin, avvenuto il 7 marzo del 1912, l’intento è teatrale: nessuna delle due indossa protezioni e la Kussin porta un vestito, mentre Edwards schiva il pugno in pantaloni.

Un'immagine di Clara Bow

Un’immagine di Clara Bow (© Getty Images)

 

Data la quantità di foto di signore in atteggiamento pugilistico negli anni Venti/Trenta, è facile dedurre che malgrado non esistesse la disciplina, donne e noble art fossero un binomio apprezzato. Tra gli scatti più celebri anche quelli di Clara Bow, attrice di cinema passata alla storia come ispiratrice del personaggio dei cartoni Betty Boop. Ma tra tutte una delle più affascinanti è quella di una donna che passerà alle cronache come boxeuse vera, non di teatro. Una donna forte, pericolosa, e dalla vita avvolta nel mistero: quella di Jeanne Vina La Mar, “La Contessa”.

 

La vita

Secondo quanto riportano le fonti, in questa foto Jeanne è già campionessa mondiale dei pesi gallo e dei pesi piuma. È ripresa nel mezzo di un allenamento nell’atto di colpire la pera veloce col sinistro: ha una tuta da boxing, un guanto, gli stivaletti. Porta i capelli alla Louise Brooks e ha posizionato l’attrezzo su un elegante tappeto. Dietro c’è un pianoforte aperto con spartiti sul leggio e cornici. Sopra sono appoggiate una lampada e due fotografie. È l’angolo prediletto dell’appartamento della Contessa, quello che unisce il passato da ballerina con il presente da pugile; la severa disciplina della danza, l’armonia, la potente dolcezza della piroetta o del pas assemblé con la precisione di un gancio ben assestato, l’elasticità di un colpo incassato, lo slancio di un montante inaspettato.

È la forma visiva del motto che accompagna Jeanne tutta la vita: «La boxe non è brutalismo commerciale, ma uno sport che va praticato tutti i giorni da uomini e donne». Non riuscirà a darne dimostrazione nel corso della sua esistenza.

Figlia di genitori francesi, Jeanne La Mar nasce a fine Ottocento a New York, dove i genitori sono emigrati, ma passa la maggior parte della sua infanzia in Francia, dove la famiglia torna. Si dedica alle punte e fa spettacoli in giro, poi, intorno ai vent’anni, decide di tornare negli Stati Uniti, dove si sposta tra New York e Chicago sviluppando abilità pugilistiche. Il suo “quartier generale” è la palestra di Stillwell a New York, un centro dove si radunano molti dei numerosi ragazzi che diverranno campioni mondiali negli anni Venti. Tra gli altri, gravita qui anche Jack Dempsey, che non manca di notarla. Secondo il Chicago Herald & Examiner, la ballerina, pupilla di Kid Gleason, nel corso degli anni Dieci affronta sul ring i campioni Charlie Phil Rosenberg, Benny Leonard e Harry Greb. È in questo periodo che le viene dato il soprannome di “Contessa”. Addirittura cercano di organizzarle un match con Pancho Villa, alto solo 1,54 m e del peso di 51 kg, acclamato nel periodo come “il più grande pugile asiatico della storia della boxe”, ma l’incontro con Lamar è preceduto dall’incontro con la morte del giovane, che a causa di un’infezione alle gengive trascurata termina la carriera a 23 anni, senza mai aver subito ko.

 

I tentativi di carriera

Gli anni Venti sono anche negli Stati Uniti gli anni dello spettacolo delle donne che combattono. In un manifesto datato 1920 del Roseland, l’edificio di New York adibito a concerti ed eventi speciali tutt’oggi in grande attività, è pubblicizzata l’“esibizione della campionessa di boxe” per il New York American and Evening Journal Christmas Relief Fund Benefit. Un evento sportivo di beneficenza che presentava dodici donne pugili, con la partecipazione speciale della campionessa Jean (Jeanne) La Mar, che avrebbe combattuto due round con Jack Stone, dei pesi welter. Nel 1922 le cronache riportano della presentazione di un match ad Allentown tra “la francese” Jeanne e la moglie del pugile noto come “Principe Henry”, soprannominata per questo “Principessa Henry”, ma alla fine gli organizzatori presentarono un match misto tra la Contessa, ora sotto contratto con i manager Joe Woodman e George Lawrence, e Bugs Moran (pesi gallo), mentre la Principessa andò tre round contro  Bobby McLean.

Un contratto del 1925 tra Jeanne La Mar e Mister Stacy, manager del teatro di Albany di New York, definisce la Contessa “artista” e i giorni di combattimento diventano “scambi di vaudeville”. Jeanne non riesce proprio ad esser considerata pugile profesionista.

Il 6 dicembre 1927 il Chicago Herald riporta il passaggio dalla costa est alla costa ovest dell’artista: «All’ovest, dove gli uomini sono uomini e le donne sono le governatrici, e dove le speranze della commissari della boxe sono più liberali rispetto a New York, ieri è arrivata Miss Jeanne La Mar, la Contessa, la lady dei pesi gallo, campionessa del mondo, alla ricerca di qualcuno con cui combattere». La sua carriera professionale ad est in effetti non aveva avuto speranze di ingranare, in quanto lo stato di New York non aveva voluto rilasciarle la licenza per boxare. Ciò non impedì al giornale di definirla la “lady campionessa del mondo”. Le speranze di lanciare la carriera vengono incarnate dall’impresario del ring e speaker alla radio di Los Angeles Bill Sharpels, che, grazie al fatto che in California i commissari sono più aperti a espandere la boxe femminile, la spinge a organizzare il suo trionfale ritorno sul quadrato, dedicandole le mattine e il tempo libero. Il piano, pur se accompagnato dalle rosee previsioni, non funziona e la Contessa appende i guantoni al chiodo ritirandosi sulle colline a ovest di Wrightwood.

La Contessa all'attacco

La Contessa all’attacco (© Getty Images)

 

Si sposa due volte: la prima nel 1920, a New York, con Paul M. Morgan Lamar. La seconda il 20 dicembre 1927 a Chicago con Tom Failace, che cercherà con lei di rilanciare la carriera a Los Angeles ma verrà lasciato con qualche “pugno di separazione” nel bel mezzo di Avenue Whitley a Hollywood.

 

Il ritiro sulle montagne

La vita quieta delle montagne californiane non sembra fatta per la Contessa. Atterra con un pugno il Ranger “Mac” MacDonald, che, con sorpresa della donna, si rialza, si congratula e la rispedisce a pugni contro la ringhiera della stazione del ranger, facendola finire sul prato ma dissipando ogni ulteriore problema. Tra le relazioni della polizia locale negli anni Trenta numerosi rapporti riguardano la Contessa che vaga per l’area alla ricerca di chiunque, uomo o donna, disposto a combattere con lei. A causa della sua eccentricità, venne presto soprannominata “la misteriosa Lady di Big John Flats”, dal nome delle montagne dove viveva. Nel 1931 le tracce della Lamar portano a Valyvermo, dove è allestito un ring. Con il suo metro e cinquantotto di altezza non fa paura, ma i suoi 80 chili di muscoli la rendono ancora minacciosa.

Nel 1938 lo scheletro di maschio bianco di 26 anni che viveva con lei, dal nome Gus von Herren, viene trovato trafitto da un proiettile alla testa vicino alla sua cabina. Lei lo presentava come nipote, anche se nelle sue serate di ubriacatura ammette essere suo figlio. Il ritrovamento avviene per mano di un uomo ospite della Contessa, che, mandato fuori a cacciare un coniglio per cena, s’imbatte nei resti del giovane. La Contessa gli va dietro con un fucile. Il paese mormora: si dice che la francese ospitasse di tanto in tanto uomini diversi, forse per favori sessuali in cambio di aiuto con la casa; viene poi portata a galla la storia del primo marito, morto per un incidente in circostanze non chiarite e proprietario di una polizza assicurativa sulla vita incassata dalla vedova.

Ancora oggi i casi non sono trasparenti, ma la leggenda e i misteri familiari che riguardano la Contessa rimangono lì dove sono affiorati, tra le montagne di Big John Flats. Mentre a Norwalk, in California, nei primi anni Quaranta, in una casa per indigenti cala il sipario sull’ultima ripresa di Jeanne Vina La Mar, scomparsa poco dopo il ritrovamento dello scheletro. La donna che avrebbe potuto essere la pioniera, la campionessa del mondo di pugilato negli anni Venti.

Melania Sebastiani
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