Fabrizia Pons

Fabrizia Pons

Fabrizia Pons

 

L’angelo del cross

L’angelo del cross, titolava la copertina del 9 settembre 1973 della rivista Motocross. L’immagine non riproduce la silhouette di un aitante Steve McQueen borchiato, ma è la foto di una Maico preparata da Accossatto, su cui troneggia in sella un’aggraziata ragazza dai capelli lunghi, il sorriso serafico tra due pomelli di guance, lo sguardo dritto in avanti, incorniciata dal basso tra le alette di raffreddamento della testa dei cilindri e il corno del manubrio.

«Ero senza casco solo perché si trattava di una foto per il giornale!» specifica la ragazza della foto, divenuta campionessa di rally, donna di primati, signora della velocità.

È Fabrizia Pons, classe 1955, torinese, oggi madre di due figli ventenni e con la stessa passione di allora per i pneumatici tassellati.

«La passione per gli sport motoristici è nata con me» racconta a Storie di Sport. «Ho iniziato a guidare giovanissima e non ho più smesso».

Dalla patente A e gli scorrazzamenti in moto sulle colline piemontesi, Fabrizia nel 1976 passa alle auto e alla sabbia sahariana, divenendo la donna con la carriera rallistica più invidiata, sempre in bilico tra pericolo, sfida e gara. Fa parte del primo e unico equipaggio femminile a vincere la classifica assoluta di una gara mondiale, è l’ultimo italiano ad aver vinto una gara WRC con Piero Liatti al prestigiosissimo Montecarlo edizione 1997 su Subaru Impreza, è lei ad aver vinto numerosi rally mondiali, è lei a diventare ufficiale Audi, è sempre lei a correre con piloti del calibro di Michèle Mouton, Ari Vatanen, lo stesso Liatti, ed è ancora lei a rincorrere il sogno della Parigi-Dakar.

Al suo debutto nel 1976 è già campionessa italiana femminile di rally internazionali, navigata da Gabriella Zappia. Resterà campionessa in carica per tre anni, correndo sempre con la Opel Kadett C preparata da Conrero.

la Pons (in secondo piano) con Michèle Mouton

la Pons (in secondo piano) con Michèle Mouton

 

A partire dal 1981 partecipa soltanto a gare del Campionato del Mondo di Rally in coppia con la francese Michèle Mouton nella squadra Audi. Il 3 marzo del 1980 al Salone dell’Automobile di Ginevra era comparsa l’Audi Quattro, dotata di un sistema a doppia trazione leggero, adatta non solo per il fuoristrada ma anche per lo sport. Novità per il mondo del rallismo è il motore sovralimentato tramite turbocompressore abbinato alla trazione integrale permanente e il frazionamento a cinque cilindri, perfetta per il nascente Gruppo B: prototipi con telaio spesso in tubi, trazione posteriore o integrale, potenza su strada mai vista all’epoca. Divennero un mito e sono universalmente riconosciute come le auto più mortali di sempre, non soltanto tra i conduttori ma anche tra gli appassionati e il pubblico delle gare, tanto che la categoria verrà bandita nel 1986, dopo soltanto cinque stagioni effettive.

L’esordio nel mondiale dell’Audi al Montecarlo del 1981 con la Sport Quattro avviene tra perplessità, curiosità e critiche ma la versione rally, ottimizzata fino a 300 CV, conquista subito tre vittorie nelle prove del Campionato Mondiale. Al Rally di Sanremo, nell’abitacolo ci sono Michèle Mouton e Fabrizia Pons. È la prima volta che vince un equipaggio tutto femminile. Una vittoria di una portata enorme.

Sono anni in cui gli uomini sono uomini. E le donne sono Fabrizia Pons e Michèle Mouton.

«Non soltanto partner, ma anche amiche», specifica Fabrizia. C’è da crederci: i rally erano gare estenuanti, quattro giorni di gara per tre ore di sonno la notte, con le speciali lunghissime e martellanti. E le automobili, beh. Sono le più mortali della storia delle corse, lo abbiamo detto.

La Pons segue tutte le evoluzioni dell’Audi Quattro. «L’Audi Quattro S1 rimane la mia auto preferita per la sua potenza incredibile…» dice.

Nel 1982 sfiora il titolo mondiale. Nel 1984, con l’Audi Sport Quattro assieme a Mouton si aggiudica il podio alla Pikes Peak International Hill Climb, la cronoscalata moto e automobilistica che si snoda all’estremità delle Montagne Rocciose, inerpicandosi attorno al massiccio roccioso chiamato “Cima di Pike”, che tocca i 4.301 m. La partenza è sopra i duemilaottocento. È la prima volta che una donna riesce a vincerla e la coppia stabilisce il record di categoria delle Gruppo B.

Fabrizia Pons e Jutta Kleinschmidt

Fabrizia Pons e Jutta Kleinschmidt

 

Ma qual è il successo a cui lei, straordinaria atleta, tiene di più?

«Sicuramente il terzo posto alla Dakar, conquistato nel 2005 assieme alla tedesca Jutta Kleinschmidt». Quell’anno la Parigi-Dakar era lunga 9.043 km con 5.433 km di prove cronometrate, con partenza da Barcellona il 31 dicembre 2004 e arrivo a Dakar il 16 gennaio, attraversando Marocco, Mauritania e Mali. Fabrizia e Jutta correvano con una Volkswagen Race Touareg. Non era la prima Dakar. Avevano partecipato nel 2003, finendo ottave; nel 2004, dove a causa di un guasto al motore finirono ventunesime. Correranno ancora nel 2006 e nel 2007, ma separatamente, in quanto Fabrizia aveva deciso di ritirarsi. Jutta si presenta quindi con Thina Thörner e Fabrizia con Ari Vatanen, lo stesso che nel Rally di Sanremo del 1981 aveva dichiarato alla stampa: «Non sarà una donna a battermi».

Nel 2008, Fabrizia ritrova la sua partner Michèle Mouton. Per una gara in Nuova Zelanda, il Classic Otago Rally. Gareggiano con una Ford Escort RS. Sono passati ventidue anni dall’ultima competizione insieme, il tragico Tour de Corse in cui persero la vita Henri Toivonen e Sergio Cresto. «Sono ricordi che rimarranno sempre nei cuori di chi li ha vissuti», commenta la Pons. «Un dolore e uno sconcerto enorme».

Provi ancora entusiasmo a fare i rally?

«Assolutamente sì. Oggi sono gare sprint, diverse da quelle degli anni Ottanta. Ma correre è sempre bello anche se, purtroppo, adesso in macchina ci si sta veramente poco».

È cambiato qualcosa per le donne che vogliono gareggiare?

«Oggi, come allora, essere donne in un certo senso può aiutare a incominciare. Se però vuoi andare avanti devi fare le cose seriamente ed essere in grado di essere molto professionale. Sia come pilota che come navigatore».

Gli angeli delle ruote non hanno sesso e non si stancano mai. Ingranano la marcia e arrivano al settimo cielo.

Melania Sebastiani
© Riproduzione Riservata

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Intervista del dicembre 2012

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Comments To This Entry
  1. Molto tecnico quest’articolo. E una bellissima conclusione. Complimenti!

    Lavinia on January 10, 2013 Reply
  2. sono capitato qui cercando su google proprio perché mi è venuto un flash: che fine ha fatto Fabrizia Pons? Per noi che nei mitici anni 70 avevamo smesso di leggere Topolino e sognavamo sfogliando Motociclismo e Motocross era già un piccolo mito… La ricordo bene quella foto coi capelli al vento! Poi è diventata un grande mito!!!

    Giacomo on February 4, 2014 Reply
    • Naviga ancora!!!!!!

      Redazione di SdS on February 4, 2014
    • Oggi parlavo con lei al rally di montalcino… navigatrice di “Lucky” su lancia 037! Sempre in forma e con la voglia di correre

      marco on November 30, 2014
    • E che vi siete detti? Raccontaci!

      admin on November 30, 2014

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