Graziano Mancinelli

Graziano Mancinelli a Monaco 1972 (da showjumpingnostalgia)

Graziano Mancinelli a Monaco 1972 (da showjumpingnostalgia)

 

Il Cavaliere degli ostacoli

Gli ostacoli per un uomo sono un po’ come il sale per le minestre: danno il giusto sapore. Ognuno di noi deve affrontarne diversi nel corso della vita, talvolta incespicando, oppure crollando o, al contrario, facendo un bel percorso netto. Graziano Mancinelli amava e praticava lo sport che trovava negli ostacoli, quelli veri, lo spunto necessario per vincere: era infatti un asso dell’equitazione, specialità salto ad ostacoli.

Nel corso di tutta la carriera, ne ha superati un numero incalcolabile, e sempre con la grazia e quel guizzo artistico quasi magico che lo hanno contraddistinto; solo il destino gli ha presentato un conto troppo salato. L’ostacolo che l’ha stoppato si chiama AIDS, e per giunta anche a margine di situazioni giornalistiche che hanno ferito lui e i suoi cari, in un mondo come il nostro in cui giudicare e condannare in fretta è l’hobby per antonomasia. Ma noi amiamo solo parlare di sport, e non è poco.

Graziano Mancinelli (© L'Unità)

Graziano Mancinelli (© L’Unità)

 

Graziano nacque a Milano il 18 febbraio 1937 da una famiglia molto umile, che faticava ad andare avanti. Il padre si trasferiva spesso per lavoro, e fu così che a Roma, quasi per sbaglio, la famiglia Mancinelli si ritrovò a contatto con i cavalli. Il piccolo ne rimase affascinato, quasi fulminato; era addirittura contento di svolgere i lavoretti che gli venivano affidati, come montare i cavalli più insidiosi, curarli e soddisfare tutte le esigenze di una scuderia. Gli istruttori più accreditati, come ad esempio il leggendario colonnello Giuseppe Chiantia, riconobbero all’istante le sue doti e lo etichettarono come rivelazione e stella emergente. Tutti titoli meritati, visto che a 15 anni Mancinelli cominciava a vincere gare su gare, e spesso con cavalli non di sua proprietà: venne soprannominato Il Cavaliere. La passione è indiscutibilmente l’arma in più per migliorare, e per il giovane Graziano fu quasi naturale, addirittura scontato, affinare la sua abilità nel corso degli anni. E le soddisfazioni arrivarono puntuali.

Leggenda

Il primo successo internazionale fu l’oro individuale ai campionati europei nel 1963, proprio a Roma e in sella alla grigia irlandese Rockette (con cui si aggiudicò pure il bronzo all’Olimpiade di Tōkyō del 1964). Graziano Mancinelli si apprestava quindi a raccogliere tutto quello che aveva seminato, e il suo nome nel mondo equestre era oramai conosciutissimo al punto da eguagliare due miti della nostra equitazione, i fratelli D’Inzeo. Lo scalino definitivo che consacrò Graziano alla leggenda divenne realtà solo nel 1972, ma le attese più lunghe sono anche le più dolci. Olimpiade di Monaco: medaglia di bronzo a squadre e soprattutto medaglia d’oro individuale, e sempre col grigio irlandese Ambassador come fido pretoriano. Due anni prima, nel campionato mondiale del 1970 a La Baule, si era dovuto accontentare di una comunque prestigiosa medaglia d’argento, accompagnato da Fidux (baio tedesco).

Mancinelli tecnico della rappresentativa juniores

Mancinelli tecnico della rappresentativa juniores

 

Tanti cioccolatini gustosi, che lo riempirono d’orgoglio e rappresentarono una rivincita su qualche amarezza del passato; su tutte, la mancata partecipazione all’Olimpiade del 1960 a Roma in quanto professionista: una delusione scottante, ma poi riscattata con gli interessi.

L’inesorabile trascorrere del tempo e degli anni non affievolì la sua dedizione ai cavalli; impossibile accantonare i propri sentimenti. Graziano continuò a gareggiare e vincere (grande impresa nel 1985, quando a 48 anni suonati vinse la Coppa delle Nazioni a squadre) e, nello stesso tempo, divenne parte integrante della federazione. Il Cavalier Mancinelli fu commissario tecnico della Nazionale di equitazione e più volte presidente del Comitato lombardo FISE.

Persino San Francesco, nel suo Cantico delle Creature, parlava di Sorella Morte come di un ostacolo insormontabile per ogni uomo vivente; ma il suo era anche un atto di fede e speranza per chi della vita ha sempre avuto il giusto rispetto. Graziano, che a 55 anni ci ha lasciati troppo presto (8 ottobre 1992), non solo ha avuto ma ha dato tantissimo, e lo sport azzurro può essere onorato di aver avuto un campione come lui. Il cuore, l’anima e un cavallo oltre ogni ostacolo: questo era l’immenso Graziano Mancinelli.

Lucio Iaccarino
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