Luca Agamennoni
La forza di un sogno d’oro
Ci sono tanti modi di raccontare la storia di un campione dello sport. La maggior parte scrive delle sue gesta sui campi di gara. Volevo spiegarvi, invece, chi sia Luca Agamennoni, attraverso il suo modo di essere, attraverso quello che poi è diventato il suo esempio per tutti quelli che vogliono arrivare dove è arrivato lui. Il classico leader silenzioso che non sa di esserlo, che con l’esempio traina gli altri a esprimersi al meglio. I risultati di Luca sono una direttissima conseguenza del suo modo di affrontare ogni singolo giorno al massimo: non solo gli allenamenti, ma la vita stessa.
Umile, testardo, determinato e cocciuto, il livornese Agamennoni non guarda in faccia a nessuno. Il classico tipo fuori dall’ordinario, il tipo che nonostante mille evidenti debâcles sul suo cammino nella prima parte di carriera, non si scompone di una virgola neanche di fronte all’ilarità dei suoi compagni.
È come una macchina radiocomandata che, arrivata a fine corsa, continua a sbattere imperterrita contro il muro. Quando tutti gli dicono di cambiare strada.
Durante i primi raduni con la nazionale maggiore, entratoci grazie alle sue grandi doti fisiologiche, dopo un Mondiale Junior chiuso nelle retrovie, Luca continua nelle prove in acqua a non emergere. Anzi, ogni volta che cambia compagno di barca, lo rallenta risultando sempre tra gli ultimi.
Ma fuori è un treno. Corre come un pazzo, sposta tonnellate di pesi e “sfonda” il remoergometro come se non ci fosse un domani. Tra gli sfottò dei compagni di raduno che preferiscono vivacchiare sui loro standard.
Passano i raduni e anche gli anni, Luca fa da corollario alla nazionale azzurra. Riserva e tappabuchi quando se ne presenta l’occasione. Quando raggiunge un risultato è merito dei compagni di barca che se lo portano a spasso. Per lui è tutta esperienza, in silenzio porta a casa ogni singolo momento che contribuisce a farlo crescere come uomo ed atleta. Impara a remare, impara ad essere efficace in acqua. Comincia a spostare la barca.
Chi la dura la vince.
La macchinina sfonda il muro.
Non lo ferma più nessuno.
Durante il raduno di preparazione per le Olimpiadi di Atene del 2004, viene provato sul quattro senza che per tutto l’anno non aveva mai trovato il giusto assetto insieme all’esperto Raffaello Leonardo e ai giovani Dario Dentale e Lorenzo Porzio.
Luca è l’uomo giusto al momento giusto.
Il nuovo quartetto trova fin da subito un ottimo feeling e ad Atene, contro tutto e tutti, contro chi non gli avrebbe dato neanche un centesimo di credito, conquista un bronzo davvero inaspettato. Arrivano dietro agli irraggiungibili inglesi e canadesi, protagonisti di un finale epico risolto a favore dei sudditi di Sua Maestà per 8 centesimi di secondo. La finale che ha consegnato alla leggenda Matthew Pinsent al suo quarto alloro olimpico.
Luca non cambia, rimane lo stesso di sempre. Sono gli altri che lo guardano in maniera differente. Non più con sufficienza, ironia e superficialità. Capiscono che aveva ragione lui. Capiscono che alzare pesi fino a tarda sera mentre gli altri sono già a cena o che rischiare le ginocchia buttandosi a capofitto in discesa dopo 15 chilometri in piano non era da pazzi, da idioti. O che affrontare ogni singolo colpo al remoergometro al massimo non era poi così sbagliato.
Vorrei raccontarvi nel dettaglio dell’argento conquistato a Pechino 2008 in quattro di coppia insieme a Simone Ranieri, Rossano Galtarossa e Simone Venier o di come le sue doti non furono al meglio utilizzate a Londra 2012 o della tardiva squalifica della Russia dal programma remiero per doping a Rio 2016 che ne ha compromesso la preparazione del suo 8+ ripescato.
Ma mi fermo qui.
Per spiegarvi chi è Luca Agamennoni al meglio credo basti la sua prima parte di carriera, quando, sbeffeggiato da tutti, imperterrito, non ha mai smesso di credere nel suo sogno.
Perché lui sapeva fin dall’inizio dove sarebbe arrivato.
A Tōkyō 2020 Luca avrà 40 anni, ma sono pronto a scommettere contro quelli subito pronti a farsi una risata che, ancora una volta, continuerà a rincorrere quell’alloro olimpico che ancora manca nella sua personale bacheca. È uno degli atleti più poliedrici e completi che il canottaggio azzurro abbia mai avuto.
In medaglia sia di punta che di coppia tra mondiali e olimpiadi, Luca negli anni ci ha insegnato che con l’impegno costante e quotidiano si possono raggiungere i sogni che ognuno di noi coltiva dentro di sé.
E che porsi dei limiti o accettare senza lottare quelli che gli altri ci vogliono imporre, voglia dire aver già perso in partenza.
Edoardo Verzotti
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