Il derby delle due Germanie
Quando Sparwasser gelò l’Occidente
La sera del 26 settembre 1973 Bernd Bransch uscì in trionfo dal terreno del Central Stadium di Lipsia. I novantacinquemila spettatori presenti erano tutti in piedi per lui, il capitano, che di quella partita era stato il match-winner. I suoi due gol contro la Romania avevano di fatto spalancato alla Nazionale della DDR l’ingresso ai Campionati del mondo dell’anno successivo.
L’entusiasmo popolare, del resto, era ampiamente giustificato: la Germania Est aveva infatti centrato lo storico obbiettivo dopo ben cinque tentativi di fila andati a vuoto. Eppure, a ben vedere, non si trattava solo di questo: agli occhi di tutti quella qualificazione assumeva un significato che andava ben oltre il semplice aspetto sportivo. Il fatto era che i Mondiali del 1974 si sarebbero disputati proprio in terra tedesca. In quella occidentale, però, dall’altra parte del Muro. Nell’altra Germania, insomma.
Un’occasione irripetibile per i vertici politici e calcistici della DDR: fare una bella figura in casa del nemico (di quel nemico, poi!) avrebbe avuto un peso propagandistico enorme. I giocatori di Pankow (l’elegante quartiere di Berlino Est, di fatto sede di tutti gli uffici politici e amministrativi della Repubblica Democratica Tedesca) avrebbero così potuto dimostrare al mondo intero di non essere inferiori ai ricchi divi del calcio occidentale. Superare almeno il primo turno del girone eliminatorio diventò dunque l’obbiettivo minimo prefissato dalla Federazione e dal Partito. Con la speranza – segreta, ma non troppo – di andare ancora oltre.
Un sorteggio beffardo
Aldilà del Muro questa qualificazione scatenò grandi polemiche, soprattutto quando si seppe che Georg Buschner, CT della DDR, non avrebbe potuto partecipare alla cerimonia del sorteggio a Francoforte. Gli fu infatti negato il permesso di espatrio per paura di una sua fuga in Occidente. Una defezione dell’allenatore, evidentemente stimato più come tecnico che come alfiere dei valori comunisti, non sarebbe stata per nulla gradita al regime.
Quel giorno il destino – o chi per lui – lasciò tutti a bocca aperta: le due Germanie furono infatti sorteggiate assieme nel gruppo A, con Australia e Cile. Non solo, ma il Brüder-Duell – lo Scontro tra Fratelli – si sarebbe giocato nella terza e ultima giornata, quella che avrebbe probabilmente deciso la graduatoria del girone e, quindi, chi sarebbe passato al turno successivo.
La Nazionale della DDR prese le cose molto sul serio. Nei primi mesi del 1974 giocò infatti molte amichevoli di prestigio che le consentirono di arrivare ai Mondiali in gran forma. L’entusiasmo della qualificazione si estese anche alle squadre di club. A maggio il Magdeburgo vinse la Coppa delle Coppe, battendo in finale il Milan di Gianni Rivera. La vittoria non fu frutto del caso: nella squadra tedesca giocavano infatti almeno tre giocatori di gran livello, Martin Hoffmann, Jürgen Pommerenke e Jürgen Sparwasser.
Da parte loro, i tedeschi occidentali, esentati dalle qualificazioni in quanto paese ospitante, erano campioni europei in carica. A livello di club, poi, avevano appena vinto la Coppa dei Campioni con il Bayern di Monaco, in cui militavano Franz Beckenbauer, Sepp Maier, Hans-Georg Schwarzenbeck, Paul Breitner, Uli Höness e Gerd Müller, tutti nazionali. Il botta e risposta vincente dei due club tedeschi accrebbe l’attesa per il derby fratricida.
Il 13 giugno vennero finalmente inaugurati i decimi Campionati del mondo di calcio tra eccezionali misure di sicurezza. La tragedia dell’Olimpiade di Monaco di due anni prima era infatti ancora viva nei ricordi della gente. La DDR partì bene: sconfisse l’Australia per 2-0, ma stentò poi con il Cile che la fermò sull’1-1. Al contrario, i Bianchi allenati da Helmut Schön superarono sia i sudamericani che gli australiani, rispettivamente per 1-0 e per 3-0.
Dopo due turni la Germania Ovest era dunque a quattro punti, seguita a una lunghezza dai tedeschi orientali. Il Cile, terzo con un punto, conservava una tenue speranza di qualificazione: avrebbe dovuto vincere a suon di gol l’ultimo match con l’Australia, sperando nella contemporanea sconfitta della DDR nel derby. Calcoli che svanirono come neve al sole, perché il 22 giugno Cile e Australia pareggiarono 0-0, qualificando in anticipo al turno successivo le due Germanie, che avrebbero giocato qualche ora più tardi.
Il derby fratricida
Quella sera, dunque, al Volksparkstadium di Amburgo andò finalmente in scena il Brüder-Duell, spogliato però dell’elemento decisivo (il passaggio del turno) che avrebbe reso la partita un vero thriller sportivo. In palio restava solo il primo posto nel girone, un obbiettivo che a posteriori si rivelò cruciale.
Il fischio iniziale dell’arbitro uruguayano Barreto Ruíz vide le due squadre bloccate dalla tensione, incapaci di creare per tutto il primo tempo vere occasioni da gol, a parte un palo colpito da Müller. All’inizio della ripresa, però, gli spettatori capirono che la musica era cambiata. La DDR, scesa in campo più decisa, mise subito in difficoltà i Bianchi. Schön cercò allora di correre ai ripari: al 69’ inserì Günther Netzer, sperando nei suoi cambi di ritmo, ma inutilmente perché al 78’ la DDR andò clamorosamente in gol. Erich Hamann, entrato da poco, pescò appena fuori area Sparwasser che, controllata la palla, superò in velocità Berti Vogts e infilò Maier in uscita.
Le braccia al cielo di Sparwasser e compagni furono accompagnate solo dalle grida e dalle trombe dei pochi tifosi orientali presenti. Il resto dello stadio, invece, si ammutolì, presagendo una sconfitta storica quanto amara. I padroni di casa, in effetti, non riuscirono a pareggiare la partita, nonostante gli ampi spazi lasciati scriteriatamente da una DDR ormai deconcentrata.
In seguito qualcuno disse che i Bianchi avevano cercato la sconfitta. In effetti, per Bransch e compagni il derby si rivelò una vittoria di Pirro. Quell’1-0, che per un giorno o due mise in serio pericolo la panchina di Schön, fece sì vincere loro il girone, ma li costrinse a giocarsi l’accesso alla finale in un gruppo di ferro con Brasile, Olanda e Argentina. Non ci fu storia: la DDR fu eliminata, in virtù delle sconfitte con le prime due e dell’inutile pareggio con gli argentini.
La Germania Ovest, invece, grazie al secondo posto, si ritrovò in un girone con le più abbordabili Jugoslavia, Svezia e Polonia, tutte facilmente superate. I Bianchi guadagnarono così la finale dove conquistarono il titolo battendo per 2-1, in rimonta, la formidabile Olanda di Johan Cruijff.
Da parte sua, la Nazionale della DDR, accolta trionfalmente in patria, continuò il suo momento d’oro (iniziato due anni prima con il bronzo olimpico a Monaco), vincendo ai Giochi di Montréal, nel 1976, e arrivando terza a quelli di Mosca, quattro anni dopo. Poi più nulla: mai più qualificata alla fase finale dei Mondiali, mai presente agli Europei, sparì velocemente nell’anonimato pedatorio. Un po’ come se il derby vinto al Volksparkstadium avesse in qualche modo svuotato di prospettive quella formidabile meteora calcistica.
Lo stesso Sparwasser nel 1988 varcò il Muro, ottenendo asilo politico proprio in quella Germania che, a causa del suo gol di quattordici anni prima, perse – anche se solo per quella sera – molte delle sue certezze.
Marco Della Croce
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