Tania Cagnotto

courtesy of Tania Cagnotto

(courtesy of dao management srl)

 

La classe in volo

E  nei sogni succede.

Succede che ci si possa librare nell’aria, e nell’aria danzare ignorando per magia le leggi che regolano il mondo reale. Un desiderio antico quanto l’uomo, da Icaro e le sue ali di cera agli astronauti che navigano senza peso sopra la nostra quotidianità spesso banale.

Succede nei sogni, appunto. Almeno per quasi tutti.

Perché qualcuno riesce a renderli veri, quei sogni, riesce a comporli visivamente in figure che del volo conservano intatta la leggiadria, e della fantasia mantengono il fascino fuori dal tempo. Persone che il volo e la fantasia sanno sublimare in movenze eleganti e precise. Persone che, per il breve scorrere di un battito di ciglia, sono la fantasia stessa che si leva in volo.

Mondo straordinario, quello dei tuffi. Scandito dalla fatica di allenamenti durissimi. Dal susseguirsi di movenze incasellate come muti mantra. Seducenti come un rosario di gestualità studiate, eppure cangianti proprio nella loro essenza prima, quella dell’individuo. Un mondo dove emerge solo chi la classe se la porta dietro come un arcano codice genetico, e che questa dote innata ha saputo e voluto assecondare con l’intensità profonda di una scelta di vita.  

Tania Cagnotto, per esempio. Tania, che la sfida intrigante del librarsi da un trampolino o da una piattaforma l’ha respirata con l’aria stessa, nata com’è figlia d’arte. Da due genitori che in piscina ci hanno praticamente vissuto, due campioni come Giorgio Cagnotto e Carmen Casteiner. Tania, che quella sfida l’ha raccolta in pieno, per vincerla, e l’ha vinta. Con una classe cristallina e una tenacia da tempi antichi.

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E allora viene da chiedersi se il fatto di essere nata in una famiglia in cui i tuffi erano il pane quotidiano, che l’ha certo avvantaggiata nelle sue scelte, l’abbia di contro mai sfavorita. Se insomma le sia mai capitato di sentirsi addosso attese troppo grandi o pressioni troppo forti…

«Posso dire che sono cresciuta a pane e tuffi, ma come per tante altre cose devo ringraziare mio padre per avermi permesso di imparare sbagliando e non mettendomi troppa pressione addosso».

Che poi la vita di una tuffatrice è fatta di allenamenti durissimi, di sacrifici infiniti. Può anche capitare di rimpiangere qualcosa di quello che non si è potuto fare, della libertà che i coetanei avevano e che non si è potuta avere o non si è potuta avere per intero: «Quando ho deciso che i tuffi avrebbero fatto parte della mia vita» racconta invece Tania «non ho pensato minimamente agli eventuali sacrifici e allenamenti duri che avrei dovuto affrontare, perché quando sono sul trampolino, in piscina o semplicemente in palestra io mi sento a casa, a mio agio e tutte le fatiche svaniscono. Ovviamente qualche rinuncia l’ho dovuta fare, ma sono state tutte ripagate».

Un rapporto complesso, quello con un padre che fa anche da allenatore. Un rapporto forse da costruire giorno dopo giorno e allenamento dopo allenamento, alla ricerca di un giusto equilibrio tra i due aspetti. È difficile scindere la figura paterna dall’allenatore e dal tecnico, o invece formano un tutt’uno, come due facce di una stessa medaglia? Sull’argomento Tania dà una risposta semplice, da cui emerge con chiarezza tutto l’affetto che la lega al grande Giorgio, e allo stesso tempo il rispetto per l’allenatore, per la figura sportiva: «Se sono arrivata fin qui lo devo sicuramente a lui. Certo, non è stato facile allenarsi col proprio papà, soprattutto da piccola quando io lo trattavo da papà e non da atleta, ma con gli anni si è instaurato un bellissimo rapporto e soprattutto un ottimo feeling in gara».

Oggi Tania Cagnotto è una splendida giovane donna con una carriera sportiva in pieno divenire, ma ha già alle spalle molti anni di attività e un gran numero di vittorie e trionfi. Ne ha fatta di strada, la bolzanina, da quando, quindicenne, esordì all’Olimpiade di Sydney 2000. Un 18° posto in semifinale che era già un biglietto di presentazione di tutto rispetto, soprattutto se si considera che fu un solo tuffo sbagliato a sbarrarle la finale. Una gara che Tania ricorda ancor oggi con piacere, tanto che se gli si chiede di ricordare i momenti più belli e più intensi di questi anni, risponde sicura: «Senza dubbio partecipare a Sydney da atleta più giovane! Vivi delle sensazioni e delle emozioni che sono difficilmente spiegabili. Se vogliamo guardare unicamente ai risultati le gioie, per fortuna, sono state diverse… Il primo oro agli europei (Madrid 2004), la prima medaglia ai mondiali (Montréal 2005), ma soprattutto Roma 2009!»

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Roma, dove la tuffatrice realizzò una serie strepitosa nelle tre gare cui prese parte: un argento nel sincro dal trampolino, un bronzo dai 3 metri e un quarto posto dal trampolino 1m. Nello stesso, magico 2009 in cui dette inizio, a partire dai trionfali Europei di Torino, ad un assoluto dominio continentale dal trampolino. Che continua tuttora e che si può sintetizzare nella fenomenale cifra di dieci ori, due argenti e un bronzo su quindici podi disponibili. Un quinquennio indimenticabile, che ha visto Tania sempre ai vertici mondiali, con altri due argenti e un bronzo nelle varie rassegne iridate. Aggiungendo le medaglie europee, spesso del metallo più nobile, conquistate dalla piattaforma sino al 2008, e soprattutto i due bronzi mondiali del 2005 e 2007, la bolzanina è di sicuro una delle atlete italiane più titolate di tutti i tempi.

A tante glorie nelle piscine dell’intero pianeta manca (per ora) un solo tassello, quello di un’Olimpiade. Un tassello che avrebbe potuto, anzi dovuto, riempirsi lo scorso anno a Londra, dove Tania condusse due gare straordinarie. Specialmente dal trampolino 3m: una prestazione che a giudizio di molti avrebbe dovuto condurla sul podio. Si concluse in maniera amara, il torneo olimpico, con un quarto posto a 20 centesimi di punto dalla messicana Laura Sanchez Soto, la terza dopo le inarrivabili cinesi Wu Minxia e He Zi.

Tania accolse il verdetto forse ingiusto con umanissime lacrime, in cui si condensavano tutta la delusione per un sogno sfiorato e sfuggito dalle dita, e tutta la tensione di una gara tirata allo spasimo. Le sue parole di quel giorno furono certo piene di rammarico, ma nobilitate da una dignità e da una sportività che valevano ben più di un podio olimpico.

Un anno dopo, Tania ricorda con pacatezza: «Credo di aver fatto un’ottima gara a Londra. I giudici hanno ritenuto che il mio ultimo tuffo fosse inferiore a quello della messicana… Ho lavorato per anni per quella gara, proprio per non avere rimpianti. Almeno di questo ne vado fiera! Si può fare sempre di più, ma l’Olimpiade è sempre una cosa a sé. L’emozione e la tensione sono difficili da tenere a bada. Nonostante io abbia lavorato anche su quello. Credo sia mancato solo un pizzico di fortuna!»

Uno spirito sportivo e una serenità che Tania non smentisce, parlando delle sue avversarie in piscina. Per le quali nutre un genuino rispetto. Infatti se le si accenna ad una sorta di sudditanza psicologica delle giurie verso le cinesi, risponde  molto obiettivamente: «Questa cosa della sudditanza psicologica è un tipico… comportamento tipico; se due atlete sono al vertice da cosi tanto tempo è perché fanno sembrare facile anche il tuffo più complesso. Per i cinesi i tuffi sono lo sport nazionale, si allenano otto ore al giorno da quando hanno quattro anni. È un’altra vita, non vanno nemmeno a scuola. Non si può competere con questo! È giusto che vincano, se lo meritano. Sono altre le nazioni che vengono pagate di più del dovuto».

(courtesy of Tania Cagnotto)

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Del resto, la bolzanina ha già avuto modo di rifarsi, a cominciare dai due splendidi argenti conquistati ai mondiali di Barcellona appena conclusi: «Sono felicissima! Mi sono presentata al Mondiale in un anno post olimpico in cui avevo deciso di alleggerire  la tensione e gli allenamenti, non potendo immaginare il risultato che avrei portato a casa».

In ogni caso, l’Olimpiade è un traguardo che non è certo precluso. Mancano tre anni a Rio de Janeiro 2016, e la prospettiva, ancorché lontana, è tutt’altro che remota: «Sono un’atleta professionista ed un mio compito e abitudine ormai pormi sempre degli obiettivi. E come tutte le Olimpiadi anche Rio è uno di questi, ma facciamo le cose con calma. Step by step e… look ahead».

Le Olimpiadi sono sempre uno spartiacque. Dopo Pechino 2008, Tania ha deciso di abbandonare la piattaforma per iniziare una nuova avventura nel sincro. E il sodalizio con la compagna di nazionale Francesca Dallapè, altra grandissima atleta, ha dato origine sin da subito ad una coppia assolutamente vincente. Normale domandare quale sia il segreto che sta dietro a due argenti mondiali, un bronzo e cinque ori (consecutivi) europei: «Una pura e semplice amicizia!!! Abbiamo rispetto e fiducia una dell’altra e soprattutto ci diciamo sempre le cose in faccia».

Ma infine, chi è Tania Cagnotto nella vita di ogni giorno, lontana dalle piscine? Quali sono i suoi interessi, le sue aspirazioni fuori dallo sport? «È una normalissima ragazza di 28 anni che pensa alla sua famiglia, ai suoi amici e al suo fidanzato. Amo godermi ogni minuto che ho di tempo libero con loro, ma a volte non mi dispiace prendermi un po’ di tempo per me stessa» conclude divertita Tania «magari con un bel giro per negozi di scarpe e vestiti tipo Stefanel!»

Una normalissima ragazza italiana. Di cui l’Italia può andare fiera, come atleta e soprattutto come persona. Una ragazza seria, simpatica e sincera, le cui imprese continueranno ancora per tanto tempo a stupirci. A stupirci e  a renderci felici.

Danilo Francescano
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