Armando Dell’Aquila

Armando Dell'Aquila nel quattro senza

Armando Dell’Aquila nel quattro senza

 

Orizzonti d’oro

Si può essere figli d’arte per emulazione o per osmosi. Armando Dell’Aquila lo è diventato per folgorazione. Lui, cresciuto a pane e canottaggio da papà Antonio, compagno di Giuseppe Abbagnale nel due con all’Olimpiade di Mosca e cognato dell’ex direttore tecnico della Nazionale Giuseppe La Mura, di trascorrere i pomeriggi in barca non voleva proprio saperne. Ma a 12 anni, una prova al circolo Stabia cambia il corso della sua vita: Armando, che sognava di diventare un calciatore del Napoli, ha un colpo di fulmine per i remi e i Dell’Aquila sfornano un nuovo campione.

Nella sua bacheca, a soli 25 anni, venti titoli nazionali, due bronzi, tre argenti e otto ori tra mondiali ed europei nei pesi leggeri, l’ultimo centrato domenica scorsa a Varese, con un inedito equipaggio nel quattro senza. La tradizione di famiglia è in buone mani. «Ma non sono l’unico a tenerla viva» precisa lui. «Il nostro vero orgoglio è mia sorella Adele (tesserata per la Sisport Fiat Torino, ndr), che riesce a conciliare eccellentemente l’attività agonistica con gli studi di Giurisprudenza: ha la media del 28!» È per poter praticare il canottaggio insieme a lei che Armando si trasferì dallo Stabia (dove non esisteva il settore femminile) al Posillipo. Nel 2008 il salto nelle Fiamme Oro, con un sogno nel cassetto sfumato per la scelta del c.t. Giuseppe Polti di dar fiducia al quattro senza secondo ai Mondiali 2011: l’Olimpiade di Londra.

«Inutile negare che per me è stata una grande delusione» riconosce Armando, anche lui argento a Bled ma nel due senza in coppia con Luca De Maria. «D’altro canto ero stato messo al corrente di non poter partecipare ai Giochi già lo scorso ottobre e ciò nonostante non ho mai mollato: l’oro ai Mondiali di Plovdiv con Luca è arrivato soprattutto grazie alla nostra tenacia».

Se l’Olimpiade britannica si è conclusa con una sola medaglia per la spedizione italiana – l’argento del tandem costituito da Alessio Sartori e Romano Battisti nel due con – e una coda di polemiche, un mese dopo gli Europei di Varese hanno suonato la carica al movimento promuovendo gli azzurri, primi nel medagliere con due ori e quattro argenti, al rango di superpotenza continentale in una cornice di pubblico mai così partecipe.

«Non avevamo bisogno di una rivoluzione» puntualizza Armando «ma solo di un’inversione di rotta. Il canottaggio italiano può contare su atleti giovani e motivati: è bastato riorganizzare il lavoro per ottenere i risultati sperati».

Armando Dell'Aquila con Luca De Maria

Armando Dell’Aquila con Luca De Maria

 

Alla Schiranna, donne, pesi leggeri e senior si sono allenati per la prima volta insieme, collaborando, confrontandosi, costruendo giorno dopo giorno uno spirito di squadra che domenica è esploso nel finale, quando a riva le ragazze dell’otto con, fresche vincitrici di un argento non ancora al collo, si sono unite al coro di tifosi che incoraggiava il corrispettivo equipaggio maschile, in acqua a caccia del secondo posto.

«C’era voglia di fare, voglia di vincere» commenta Armando «e abbiamo lavorato tutti nella stessa direzione. Prendiamo il nostro quattro senza: con me, oltre a Luca de Maria e ad Alin Zaharia, c’era Martino Goretti, che per la sua competitività è sempre stato un mio acerrimo rivale. Allenandoci insieme, siamo diventati complici ed è stato un trionfo».

Denti stretti per non perdere di vista la Gran Bretagna, più avanti di 64 centesimi a metà gara, ai 1300 metri gli azzurri siglano il sorpasso. L’oro si celebra con un inchino al rovescio – tutti in piedi sulla barca davanti a 10.000 tifosi – e un boccale di birra all’Hotel Mariuccia prima di tornare a casa.

Quando non gareggia e non è in ritiro con la Nazionale, Armando vive a Lauro, in provincia di Avellino, dove si allena sul remoergometro che ha sistemato accanto al letto. La sua stanza è anche un rifugio, un altro, per lui che del canottaggio ama soprattutto la possibilità di isolarsi in barca, con il freddo che punge nelle mattine d’inverno e il silenzio di paesaggi solo tuoi. Da quando ha comprato una reflex ha iniziato anche a fotografarli, quei paesaggi, uno scatto per ogni tappa sportiva.

Il lago di Chungju, in Corea del Sud, dove si disputeranno i Mondiali del 2013, è il suo prossimo obiettivo, un tuffo nella terra che consacrò il mito di zio La Mura e degli amici Abbagnale. Per prudenza o per scaramanzia, Armando non osa dirlo, ma all’orizzonte già intravede i mari di Rio.

Graziana Urso
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