Sonja Henie

Sonja Henie

Sonja Henie

 

Una favola sui ghiacci

Il campione si distingue, rispetto ad un buon atleta, per l’innato talento miscelato al carattere, per la forza di volontà e per la grande passione. E non deve mancare, come diceva persino Einstein quando gli chiesero la formula per il successo, un pizzico di buona sorte.

C’è stato tutto questo e anche qualcosa in più (presto scopriremo cosa) nella straordinaria parabola umana e sportiva di Sonja Henie. Una favola a tutti gli effetti, quella della bionda e dolce ragazzina nata a Oslo l’8 aprile 1912. Cresciuta – come giusto che sia per una norvegese – a pane e ghiaccio fin dall’infanzia, la piccola Sonja scopre ben presto i pattini come gioco e ne è subito illuminata protagonista. All’inizio sono pochi i fortunati che possono ammirarla pattinare nella piccola struttura ghiacciata sotto casa. Pattinare sul ghiaccio? Chiediamo scusa, siamo in errore. Per Sonja Henie è più giusto dire danzare, volteggiare, librarsi sul ghiaccio.

La più giovane di sempre

Talmente brava da essere subito inserita a soli dodici anni nei primi Giochi olimpici invernali, stabilendo il primo dei suoi tanti record: la più giovane partecipante di sempre. Siamo nel 1924 a Chamonix. Come in tutte le favole che si rispettino, però, l’inizio è sempre intriso di difficoltà e Sonja si classifica ultima nel concorso di pattinaggio individuale di figura femminile. Poco male, la ragazzina ha un carattere forte e non si scompone; giusto una scrollata di spalle e via. La classe non si può mortificare al primo intoppo, è destinata a emergere, ad affiorare.

La Henie ai Giochi di Chamonix (© Olympic.org)

La Henie ai Giochi di Chamonix (© Olympic.org)

 

Sonja Henie è una predestinata, se ne accorgono tutti. La riscossa non si fa attendere: argento nel 1926 e primo titolo mondiale nel 1927. I mugugni delle malelingue che, tre anni prima, l’avevano già etichettata come flop, sono già un ricordo. Critici che sono addirittura ridicolizzati quando, negli anni successivi, al primo successo ne seguono tantissimi altri con sequenza impressionante. Dopo il 1927, vince per altre nove volte fino al 1936 il titolo mondiale per un totale di dieci successi consecutivi. Sono gli anni più belli, con sei sigilli anche nei Campionati europei (dal 1931 al 1936) e soprattutto le tre medaglie d’oro nei Giochi Olimpici invernali del 1928, del 1932 e del 1936.

Sonja ha una padronanza, uno stile e un’innata eleganza che la consacrano regina indiscussa dei ghiacci di tutto il mondo. Durante gli esercizi dimostra una semplicità disarmante e le cose difficili diventano banali. In pista esprime numeri d’alta scuola quasi senza rendersene conto, come se stesse cogliendo margherite in un prato. Insomma, da Sankt Moritz a Garmisch-Partenkirchen, passando per Lake Placid, vincere diventa una piacevole abitudine. Affiora la sua disinvoltura e il suo garbo in tutto il suo splendore. Il pubblico che la osserva resta inizialmente sbigottito, attonito di fronte a qualcosa di mai visto prima nella storia del pattinaggio femminile. E un uragano di applausi segna ininterrottamente la fine di ogni suo esercizio.

La creatività porta Sonja a distinguersi anche come innovatrice assoluta e invidiata: è infatti la prima ad indossare il gonnellino corto, che diventerà poi il costume tipico del pattinaggio artistico femminile. Introduce, inoltre, in maniera specifica la coreografia della danza, fino a quel momento soltanto accennata o con riferimenti sommari.

Soltanto le bombe e il conflitto mondiale, che interrompono bruscamente l’evolversi dei Giochi Invernali per otto anni, inducono Sonja – suo malgrado – a lasciare l’attività agonistica, ma non la passione per il pattinaggio. La sua favola non ha fine, anzi trova nuovo impulso e rinnovato vigore. Si trasferisce negli Stati Uniti e si butta con impeto in una impensabile ma fruttuosa carriera artistica, sia come attrice cinematografica che come interprete di spettacoli sul ghiaccio.

I suoi occhi esprimono un’idea fissa; dopo lo sport sono orientati e indirizzati verso altri obiettivi, ma lo scopo è quello di sempre: vincere. Proprio come se fosse un assioma, una naturale legge divina. Nella favola di Sonja Henie c’è il diritto di vincere.
La sua determinazione viene premiata anche nello schermo; il suo debutto hollywoodiano (salvo qualche comparsa nel 1927) avviene nel 1936 nel film musicale Turbine Bianco, la cui trama sembra strizzare l’occhio alla sua vicenda personale. Seguono, in circa venti anni, una quindicina di film: si tratta di commedie musicali con sfondo sentimentale e il pubblico gradisce di gusto. Ovviamente, in ogni pellicola la nostra protagonista utilizza le coreografie di pattinaggio sul ghiaccio con la consueta maestria.

La 20th Century Fox guadagna soldi a palate e Sonja accresce la sua fama in maniera esponenziale. Film che vale la pena ricordare sono Scandalo al Grand HotelStella del NordTra le nevi sarò tua.

un'ironica Sonja Henie

un’ironica Sonja Henie

 

 

Nel frattempo, Sonja si sposa con l’armatore norvegese Niels Onstad. Con lui condivide, oltre all’affetto e una vita agiata, l’interesse per il collezionismo d’arte. Fonda, assieme al marito, un centro artistico personale. Sonja – come sempre – fa centro e ottiene ulteriori successi.

Le esibizioni sul ghiaccio, con numerose tournée all’estero, registrano sempre il tutto esaurito con una popolarità che non viene mai meno. La collezione con Niels, poi, continua ad ampliarsi e si concentra in particolare sulla pittura contemporanea europea. Sonja contribuisce con acquisti indipendenti e nel 1959 i coniugi espongono la loro ricca collana di opere al pubblico, dapprima negli Stati Uniti e successivamente in Norvegia. Nasce così nei pressi di Oslo, fra il 1961 e il 1968, un centro d’arte vero e proprio che ospita tutti i loro dipinti: l’Henie-Onstad Kunstsenter.

Un’autentica stella

Pochi mesi dopo, purtroppo, la dolce Sonja si ammala di leucemia e il male si manifesta subito nella sua veste peggiore. A nulla valgono le cure più sofisticate: il 12 ottobre 1969 muore mentre è in volo da Parigi a Oslo. Ricordata con una stella nella Hollywood Walk of Fame, ora è sepolta, come il marito, nell’amata Norvegia in un parco che porta il suo nome. Ma a noi invece piace immaginarla lassù, nel Paradiso dei campioni dello sport. Magari mano nella mano con Niels mentre commenta con lui le ultime campionesse mondiali di pattinaggio femminile, le superbe Miki Ando e Mao Asada. «Non male queste giapponesi, vero Niels?». «Già, Sonja: non male! Ma tu eri un’altra cosa…».

Lucio Iaccarino
© Riproduzione Riservata

 

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Comments To This Entry
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