Christl Cranz

Christl Cranz

Christl Cranz

 

La campionessa del Terzo Reich

Lungo la strada che da Monaco di Baviera porta a Norimberga,  sulla statale 2053 che dopo qualche chilometro la incrocia svoltando verso destra , si incontra il piccolo Comune di Neufahrn bei Freising: è  qui che inizia la nostra storia, o forse finisce, davanti ad un cartello anonimo che indica il nome di una delle sue vie periferiche.

Ci sono vite che rimangono sempre sulla scena per i propri meriti ed altre invece che, pur meritandolo, finiscono un po’ nel dimenticatoio, come quei parenti scomodi che si fa finta di scordare negli inviti:  la storia di  Christel Franziska Cranz è una di queste.

Nata a Bruxelles il 1 luglio 1914 , a soli sei anni imparò a sciare e a sette ottenne la prima delle sue oltre duecento vittorie, sulle nevi di Grindewald in Svizzera, dove si era trasferita con la famiglia. Era una gara organizzata dalle scuole del posto, ma il buongiorno si vede dal mattino.

Successivamente, nel 1928 la sua famiglia va ad abitare a Friburgo, dove Christel prenderà il diploma di insegnante di educazione fisica e inizierà la carriera sportiva vera e propria insieme al fratello Rudi. All’alba del 1931, in concomitanza con la nascita delle prime gare di slalom,  Christel decide di specializzarvisi subito e la cosa le riesce talmente bene che ai Campionati nazionali del 1934, tenutisi a Berchtesgaden, vince l’oro in tutte le specialità.

L’inizio della leggenda

Siamo all’inizio della sua leggenda, perché di questo si tratta,  e a Saint Moritz , solo pochi mesi dopo i trionfi casalinghi, Christl si aggiudica lo slalom  superando la  connazionale Lisa Resch, e si classifica seconda nell’amata discesa alle spalle della svizzera Anny Rüegg, aggiudicandosi così la combinata che dava diritto al titolo mondiale.

lo stile aggressivo della Cranz

lo stile aggressivo della Cranz

 

La ragazzina tedesca sembra avere una marcia in più rispetto a chiunque si appresti a sfidarla con gli sci ai piedi, e l’anno dopo a Murren si ripete ancora, vincendo discesa e combinata e piazzandosi seconda dietro l’acerrima rivale Rüegg nello slalom.

Siamo alla vigilia delle Olimpiadi sulla neve che si svolgeranno a Garmisch Partenkirchen nel 1936 e  il Governo tedesco vuole che la squadra di casa faccia una grande figura: agli albori del nazionalsocialismo Christl è l’atleta su cui puntare. La Cranz non si fa pregare e centra l’oro in combinata, che sarà anche la sua unica medaglia olimpica, ma lo farà in un modo talmente rocambolesco  da meritare le prime pagine dei giornali.

Al termine della prova di discesa, infatti, la Cranz aveva 19 secondi di ritardo nei confronti della norvegese Laila Schou-Nilsen, un’enormità, e tutto sembrava pregiudicato, ma così come si era rialzata e aveva ripreso la gara dopo la caduta subita nel tentativo di evitare una concorrente inglese ancora sul tracciato, così il giorno seguente l’ostinata e caparbia ragazzina tedesca si presentò al cancelletto di partenza dello slalom con il piglio di chi è deciso a entrare nella storia.

Sicurezza nei propri mezzi, autostima, un po’ di fortuna, tutto contribuì a far sì che il suo slalom, condotto a rotta di collo,  le consentisse di infliggere alla povera norvegese qualcosa come 21,3  secondi di ritardo, che ribaltando la classifica e  relegando l’avversaria addirittura al terzo posto le  consegnarono l’alloro olimpico. La nazione fu preda di un delirio collettivo e fin troppo facile fu far assurgere quella giovane e vincente atleta a emblema di una razza che i nazisti volevano e credevano superiore. La sua immagine divenne l’icona della pubblicità propagandista della Gioventù hitleriana: il non essersi mai dissociata da questa sarà per Christl un vero peccato capitale .

Intanto però la sua carriera è un’escalation che sembra non finire: nel 1937 a Chamonix Christl vince tutte e tre le gare in programma, e saranno le connazionali Kathe Grasseggere e Lisa Resch a doverlesi inchinare insieme alla svizzera Nini Von Arx-Zogg, seconda in discesa e combinata.

sotto le insegne del nazismosotto le insegne del nazismo

sotto le insegne del nazismo

 

Christl Cranz è forse la prima “cannibale” dello sport, la sua ascesa sembra irrefrenabile, ma arriva il black out del conflitto mondiale e le luci si spengono per tutti: l’oblio inghiotte ogni cosa e una edizione pirata della manifestazione iridata, tenutasi a Cortina nel 1941 e frequentata solo dagli atleti tedeschi insieme a quelli dei paesi amici, non verrà mai riconosciuta a livello internazionale, così come i titoli che anche quella volta la Cranz si porta a casa.

Nel 1950 ad Aspen negli Stati Uniti, quando i Campionati Mondiali finalmente riapriranno i battenti, Christl ormai trentaseienne non sarà già più della partita, e le sue attenzioni già da tempo si saranno indirizzate verso la scuola di sci aperta a Steibis nel 1948, dove si era ritirata insieme al marito, l’ex ufficiale di aviazione Adolf Borchers, una volta usciti dal campo di lavoro in cui furono rinchiusi, con l’accusa di collaborazionismo, al termine del conflitto bellico.

La messa al bando

A Steibis rimarrà ad insegnare fino al 1991, all’età di 77 anni, invisa a tutte le scuole pubbliche che l’avevano messa al bando a causa della posizione filonazista che aveva tenuto. Col tempo la Cranz ebbe modo però di rientrare nel mondo ufficiale delle gare: infatti fu allenatrice della squadra femminile tedesca all’Olimpiade di Cortina d’Ampezzo del 1956 e a quella di Squaw Valley del 1960. In questa edizione, così come in quella successiva di Innsbruck del 1964, fu persino giudice di gara.

Nella sua complessa esistenza, molti sono stati i successi ottenuti in quasi tutti i campi in cui si sia cimentata, non ultimo anche quello editoriale: fu autrice di un famoso best seller dal titolo Sciare per la donna.

Nel 1991 la Hall of Fame dello sport femminile la inserì nelle sue file, consegnandola in qualche modo all’immortalità sportiva, al di là delle sue idee e delle scelte personali; resta il dilemma se, per valutare un campione, ci si debba limitare al solo aspetto agonistico o valga la pena anche di considerarne quello umano, sociale e rappresentativo.

Christl negli ultimi anni della sua vita

Christl negli ultimi anni della sua vita

 

Christl Cranz scomparve a novant’anni nel 2004 per i postumi di una caduta casalinga, e fino ad allora non smise mai di sentirsi qualcosa di speciale, di avere un’alta considerazione di sé. A chi le ricordava la fortuna che aveva avuto in quell’unica, rocambolesca vittoria olimpica del 1936, lei amava ripetere soltanto: «Ero semplicemente molto meglio, più forte rispetto alle altre».

Noi non sappiamo quanti e quali riconoscimenti a futura memoria le siano stati poi dedicati, sappiamo però che su un anonimo cartello messo per indicare una via periferica del piccolo Comune di Neufahrn bei Freising, in Baviera, c’è scritto il nome di Christel Franziska Cranz, la più grande sciatrice di sempre, una capace tuttoggi di essere l’ineguagliata vincitrice di quindici medaglie mondiali, di cui dodici d’oro.

Ma della grandezza atletica spesso restano solo le briciole, la gente pesa l’umanità dei suoi simili più degli onori.

Ecco, la storia finisce qui.

Marco Tonelli
© Riproduzione Riservata

 

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