Claudia Giordani

Claudia Giordani in azione

Claudia Giordani in azione

 

E l’altra metà del cielo si mise gli sci

Capelli corvini, viso rotondo, Claudia respira sport dal primo giorno che viene al mondo, il 27 ottobre 1955 a Roma, con quel padre dalla voce inconfondibile, che di professione fa il giornalista sportivo e una madre, Franca Cipriani, ex giocatrice di pallacanestro di buon livello.

Papà Aldo è stato buon giocatore pure lui, ma dal 1954 è telecronista RAI, e per la competenza con cui racconta in televisione le imprese dei giganti del basket a un paese che vanta una popolazione dall’altezza media di un metro e settanta – storicamente ammalata solo di calcio – la gente lo rispetta e lo stima. Sembra un cantastorie di marziani, ma piace.

Una passione irresistibile

Quando la sua piccola principessa comincia ad avere gli anni per la pratica sportiva sembra logico avviarla al minibasket, ma Claudia ha altro per la testa: proverà anche l’atletica e il pattinaggio, ma poi si innamorerà a dieci anni dello sci, e sarà per sempre.

Claudia inizia a frequentare la scuola del Sestriere: è caparbia, determinata, vince quasi da subito ed esordisce appena quindicenne in Coppa del Mondo. La Valanga Azzurra dei Gustav Thöni e dei Pierino Gros si sta affermando a forza di vittorie e lei, appena diciassettenne, il 15 marzo 1973 pensa bene di toglier loro un po’ di ribalta, salendo per la prima volta sul podio di Coppa del Mondo a Naeba in Giappone. La Valanga Azzurra adotta immediatamente la ragazzina e diventa grazie a lei un po’ meno rude e un po’ più rosa.

Per la prima vittoria occorrerà aspettare l’anno seguente, ancora in slalom gigante, ma la sua sarà una carriera costellata di successi in tutte le specialità, soprattutto  nei campionati nazionali, dove il suo predominio la porterà a conquistare quattordici titoli assoluti tra il 1973 ed il 1979,  di cui uno in discesa, due in combinata e gli altri quasi equamente divisi tra lo slalom speciale (cinque) e il gigante (sei). In Coppa del Mondo resterà a lungo la nostra atleta di punta.

Claudia Giordani a Innsbruck

Claudia Giordani a Innsbruck

 

Sono gli anni della invincibile Annemarie Moser-Pröll, e il movimento sciistico femminile italiano è veramente poca cosa, ma Claudia, una cittadina  prestata alla montagna, quasi una intrusa con quel cognome così italiano di pianura, ha un carattere che pare forgiato nell’acciaio, nulla da invidiare a quello dei nativi degli altipiani. E poi sa sognare: per questo non si dà per vinta e tutti la rispettano, la temono. Continua per anni la sua lotta contro i mulini a vento e contro le leggende, quasi aspettasse il giorno buono per batterle. E quel giorno sembra arrivare l’11 febbraio 1976 sulle nevi di Innsbruck, dove si disputa la XII edizione dei Giochi Olimpici invernali.

A trentatré centesimi dal paradiso

Claudia si arrampica lassù, a un passo dall’infinito; pensa perfino di poterlo toccare o, chissà, rubare, deve solo affrontare l’ultima discesa, una manciata di secondi, per avere ragione della tedesca che ora la sopravanza.

Rosi Mittermaier è una specie di uomo prestato allo sci femminile, ha già sul collo l’argento dello slalom gigante e l’oro della discesa libera, e adesso è giù nel parterre a osservare col cuore in gola quella ragazzina italiana irriverente e ostinata che è l’ultimo ostacolo tra lei e la leggenda.

Ha un maglione ed un cappellino bianco, Claudia, quando esce dal cancelletto per la sua seconda manche, e man mano che procede verso valle le sue traiettorie  sembrano tracciate dalla mano precisa di un abile disegnatore o dall’eleganza di una ballerina. Il cronometro scorre e lei lo aggredisce come e più della sua rivale teutonica. Sembra davvero tutto possibile, ma poi succede qualcosa, e quando con un movimento brusco si toglie il cappellino calatole sugli occhi, e i suoi capelli corvini scompigliati dal vento si liberano restituendole una femminilità improvvisa, ci pare che tutto sia scritto, che l’incantesimo si sia irrimediabilmente rotto.

Sarà stato per quello, sarà stato che Rosi Mittermaier quel giorno aveva un appuntamento improrogabile con la storia, fatto sta che alla fine trentatré centesimi privarono Claudia dell’oro, pur consegnandole l’argento che né lei né noi avremmo mai sognato.

La Giordani sul podio con Rosi Mittermaier e Hanni Wenzel

La Giordani sul podio olimpico con Rosi Mittermaier e Hanni Wenzel

 

In totale saranno tre le vittorie in campo internazionale, ma la sua sarà comunque una carriera svolta ad alto livello. Nel 1980, dopo l’ultima vittoria a Saalbach-Hinterglemm, Claudia decide di appendere gli sci al chiodo, forse rendendosi conto che il suo mondo sta cambiando: la generazione  che le aveva fatto da balia, quella dei campioni che le bandierine neanche potevano guardarle, per non dire sfiorarle, sta per tramontare, ed un’altra fatta di giovani audaci, a cui moderni regolamenti  concederanno in nome della velocità e dello spettacolo pure di abbatterle, sta per soppiantarla.

Claudia ha venticinque anni, saluta e se ne va, come una principessa che abdica a un nuovo corso, lei che aveva colto l’attimo della sua eternità sportiva nella città austriaca dove si respira ancora oggi aria di Impero e principi.

Era stato quello il primo vero giorno in cui l’altra metà del cielo, nel nostro paese, si era messa ufficialmente gli sci. Chissà cosa le avrà detto papà Aldo quella sera, lui che di storie di marziani ne aveva raccontate tante.

Marco Tonelli
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