Johnny Weissmuller
Lo stile libero di Tarzan
Le onde che s’infrangono sugli scogli di Ellis Island narrano anche la sua storia. Johnny Weissmuller aveva sette mesi quando l’Atlantico lo affidò all’America, cullandolo sulla nave di emigranti che da Rotterdam giunse a New York il 26 gennaio 1905. Vent’anni dopo, una nuova sfida sull’acqua lo riportava nel Vecchio Continente: ai Giochi Olimpici di Parigi del 1924 Weissmuller diventa il re del nuoto, conquistando tre medaglie d’oro. Una per ognuna delle sue vite.
La prima, brevissima, a Freidorf (nell’attuale Romania), città dell’Impero Austro-Ungarico, dove nasce nel 1904 col nome di János Weißmüller, figlio di Petrus Weißmüller e Erzsébet Kersch. La seconda, tra Stati Uniti ed Europa, in cui abbraccia e suggella a suon di record la carriera di nuotatore. La terza, ad Hollywood, che lo lancia nel firmamento del cinema con il ruolo di Tarzan. Tre destini cuciti sulla pelle, fino a quel giorno del gennaio 1984 in cui un edema polmonare lo stronca ad Acapulco.
Un talento impetuoso
Johnny incontra lo sport a nove anni, quando un medico gli prescrive il nuoto per combattere la poliomielite contratta a Windber, in Pennsylvania, dove la famiglia si era stabilita prima di approdare sulle sponde del Lago Michigan. A Chicago il ragazzino monopolizza le gare dello Stanton Park. È un talento, grezzo ma impetuoso: in lui convergono velocità e vigore atletico. Adolescente, frequenta la Lane Technical High School, prestigioso istituto del north-side cittadino, che abbandona quando il bar di famiglia fallisce e i genitori Petrus ed Erzsébet divorziano. Catapultato di colpo nel mondo adulto, Johnny è costretto a rimboccarsi le maniche per sbarcare il lunario. Il ragazzo non lascia nulla d’intentato, ma la piscina resta il suo chiodo fisso e nel tempo libero si allena all’Illinois Athletic Club, dove lavora come addetto agli ascensori e fattorino. Caso vuole che l’allenatore di nuoto del circolo sia Bill Bachrach, un tipo tosto ma lungimirante, che lo nota, lo ferma e gli strappa un giuramento: nuotare, nuotare, nuotare. In cambio farà di lui un campione.
Lo stile di Johnny si affina e il suo nuovo crawl piega la potenza fisica a una bracciata tecnica e lineare, abbinata a una respirazione più efficace e alla innovativa virata a capriola, che gli consente di guadagnare in spinta sugli avversari. «Nessuno mi ha mai battuto a stile libero», potrà compiacersi a carriera conclusa il nuotatore. Così è più ancora dopo il restyling di Bachrach, che lo allena per il campionato nazionale dell’agosto 1921. «Se vinci» gli promette «ti pagherò la cena».
Affamato di successi, il diciassettenne non se lo fa ripetere due volte e centra il titolo nazionale, inseguendo subito dopo il traguardo più ambizioso: il record dei 100 m stile libero, che all’Olimpiade di Anversa l’hawaiiano Duke Kahanamoku ha fissato a 1’ 00” 4. L’impresa gli riesce il 9 luglio 1922 ad Alameda: fermando il cronometro a 58” 6, Weissmuller diviene il primo uomo al mondo a coprire la distanza in meno di un minuto. Un risultato sensazionale, considerate le condizioni in cui viene conseguito: acqua a temperatura ambiente, vasche poco profonde e prive di corsie, un costume intero a effetto frenante. È il nuoto degli anni Venti.
Il record di Alameda non è il primo siglato da Weissmuller, e non sarà l’ultimo. Già ad Honululu, nel maggio di quello stesso 1922, il campione ha stracciato il primato mondiale dei 200 m stile libero. Nel giro di sei anni ne frantumerà altri sessantacinque su qualunque distanza, quattrocento e ottocento metri inclusi. Ma a Johnny non basta essere il numero uno delle piscine, lui sogna l’oro olimpico e l’occasione gli si presenta nel 1924 con i Giochi parigini, gli ultimi del barone Pierre De Coubertin. Per esserci, il fuoriclasse arriva a bluffare sui suoi natali: cancellata l’identità austro-ungarica, prende a prestito il passaporto del fratello minore, nato in America un anno dopo di lui. Johnny Weissmuller diventa ufficialmente Peter John Weissmuller, cittadino statunitense, e come tale può difendere la bandiera a stelle e strisce nel continente d’origine.
Quando si presenta davanti alla piscina delle Tourelles, Johnny va incontro alle attese del pubblico – smanioso di ammirare lo squalo di Chicago – e non perde neanche stavolta. Brucia sui 100 m il connazionale Kahanamoku, abbattendo ancora la barriera del minuto pur senza migliorare il suo ultimo record (57” 4′), conquistato pochi mesi prima a Miami e destinato a restare a lungo imbattuto. Si ripete nei 400 m ai danni del primatista mondiale, lo svedese Arne Borg, trascinando la sua nazionale alla vittoria nella staffetta dei duecento, davanti all’Australia. Si presta persino alla pallanuoto, regalandosi un’altra medaglia, poco importa se di bronzo.
Johnny torna in America da eroe ma, non sazio di vittorie, quattro anni dopo cerca la consacrazione definitiva ad Amsterdam, dove si svolge la nona Olimpiade. In Olanda si esibisce nel suo ultimo assolo sull’acqua: vince la medaglia d’oro nei cento metri e nella staffetta dei duecento, confermandosi l’uomo da battere. Ma agli avversari non lascia neanche la speranza di una rivincita, perché nel 1929 annuncia il suo ritiro dal nuoto agonistico.
Weissmuller attore
Sarà l’anno dei colpi di scena: non tanto l’addio alle piscine a soli venticinque anni – con un palmarès di sessantasette primati mondiali, cinquantadue titoli Usa e sei medaglie olimpiche (cinque ori e un bronzo) – quanto l’inizio della carriera cinematografica. Andò così: Johnny, centonovanta centimetri d’altezza per ottanta chilogrammi di peso, ingaggiato per reclamizzare una marca di costumi da bagno entrò negli Studios di Hollywood. L’attore Douglas Fairbanks, incrociandolo per caso, gli suggerì di presentarsi alla Metro Goldwin Mayer per un provino. Quando lo vide, il regista W. S. Van Dyke, che voleva trasporre sul grande schermo il fumetto di Edgar Bourroughs, non ebbe dubbi: il suo Tarzan era lui.
Dal 1932 al 1948 Weissmuller interpreta dodici volte l’uomo-scimmia, entrando nell’immaginario collettivo con il suo Io Tarzan, tu Jane. Nemmeno lui capirà mai le ragioni di tanto successo. Abituato a ore di incessante allenamento, vasca dopo vasca, per ottenere vittorie che lo hanno reso celebre ma non ricco, Johnny si interroga candidamente: «Possibile che basti arrampicarsi su un albero e pronunciare una frase sconnessa per diventare milionari?».
Eppure Hollywood non gli chiese più del suo corpo, lo stesso che il nuoto aveva plasmato, in uno sfoggio di atletismo – coronato dall’indimenticabile urlo – per il quale lo ricompensò con oltre due milioni di dollari. Johnny Weissmuller si congederà dal cinema nel 1955, trovando in seguito il tempo di collezionare, tra una donna e l’altra (cinque, qualcuno azzarda sei, le sue mogli), anche qualche ruolo televisivo. Mai, però, recitare gli verrà naturale quanto le vasche in piscina. Lo scrisse nel titolo di un manuale dedicato alla sua passione di sempre: Nuotare è più facile che camminare.
Quasi un richiamo alle origini del suo viaggio, prima di spegnersi sulle rive di un altro oceano.
Graziana Urso
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Pero’ a Parigi non vinse i 200 ma i 400…ciao, siete bravissimi!!!
Verissimo! Grazie per la precisazione (correzione apportata!) e per i tuoi complimenti. Bello avere lettori così competenti! (GU)