Pietro Vierchowod e la corsa a sindaco

Pietro Vierchowod sul lungolago

Pietro Vierchowod sul lungolago

“In campo per la mia città”

Quando giocava a calcio era soprannominato “lo Zar” ma, prima in campo ora in politica, per vincere Pietro Vierchowod lavora di squadra. Alla testa di una lista civica di candidati tutti alla loro prima campagna elettorale – quattro dei quali legati al mondo dello sport –, l’ex campione di Roma, Sampdoria, Juve, Milan e Piacenza tenta di conquistare la fascia di sindaco della città che gli ha dato i natali calcistici: Como.

Qui risiede «per amore», spiega a Storie di Sport, dal 1981, quando sposò sua moglie Carmen, conosciuta proprio negli anni in cui era in forza al club lariano, e da cui ha avuto i figli Chiara, Filippo e Carlotta. Qui è tornato in pianta stabile da quando ha appeso le scarpette al chiodo, alla veneranda età di 41 anni e dieci giorni, secondo giocatore più longevo della Serie A dopo Dino Zoff.

Oggi di anni Pietro Vierchowod ne ha cinquuantatré, ma l’entusiasmo per l’avventura politica è quello di un ragazzino, nonostante la competizione elettorale di domenica prossima si preannunci durissima: ventiquattro liste per sedici candidati e molte gatte da pelare, in primis la questione del cantiere aperto per la costruzione delle paratie sul lungolago, nella quale l’estate scorsa è intervenuto anche Gianluca Zambrotta, con la realizzazione a sue spese di una passeggiata in erba sintetica nella stessa area, poi smantellata a novembre tra le polemiche.

Dopo la resa del terzino milanista, qualcuno ha tentato di mettere in guardia anche Vierchowod. «Capita che mi dicano:Pietro, ma chi te la fa fare?» racconta l’ex difensore, ora commentatore TV «ma io sono qui esclusivamente per mettermi al servizio della città che mi ha adottato. Como ha bisogno di una svolta dopo anni di progressivo degrado: sarebbe peggio per me restare con le mani in mano».

La molla della mobilitazione politica scatta in Vierchowod nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo di un match casalingo del Como, nel marzo 2011. Un giornalista locale gli chiede un parere sullo scarso interesse dell’amministrazione comunale a promuovere lo sport in città e Pietro risponde: «Se avessi tempo, proverei a cambiare le cose io». Detto, fatto. Il 29 luglio nasce l’associazione “Il faro per Como” che qualche mese dopo confluisce nell’omonima lista. Nella rosa, Silvano Fontolan, campione d’Italia con il Verona nel 1985, Giacomo “Jack” Gattuso, ex capitano del Como, Maurizio Ballabio, vicepresidente della Canottieri Lario, e Mara Invernizzi, ex giocatrice di basket della Comense e attuale allenatrice di bambini disabili. «Il nostro movimento» – puntualizza Pietro – «è soprattutto un gruppo di persone credibili e affidabili. Ho giocato a calcio troppi anni per non comprendere il valore del gioco di squadra, per questo sono fiducioso in un risultato positivo». E se si arrivasse al ballottaggio? «Vedremo, quel che è certo è che chiunque si allei con noi dovrà accogliere i punti-cardine del nostro programma elettorale».

Vierchowod davanti ai molti trofei conquistati in carriera

Vierchowod davanti ai molti trofei conquistati in carriera

 

Già, il programma. Nella dichiarazione d’intenti della lista un intero paragrafo è dedicato – neanche a dirlo – allo sport, che Vierchowod considera una palestra di civiltà ma anche di buonsenso amministrativo. «Quante volte non mi è capitato di dover passare la palla a un compagno antipatico per sconfiggere gli avversari? Ecco, amministrare la cosa pubblica significa avere in testa l’obiettivo del bene comune e accettare senza preconcetti il contributo di tutti: per esempio, accogliere la proposta valida di un cittadino indipendentemente dal suo colore politico».

In otto mesi di campagna elettorale, Vierchowod ha conosciuto tutte le associazioni sportive no-profit del territorio, rilevando le difficoltà economiche che incontrano nel fronteggiare la manutenzione degli impianti e le spese di acqua, luce e gas. Un problema che riguarda anche altre società al di fuori del comasco e che di fatto mette a rischio la sopravvivenza di realtà nate per offrire un servizio gratuito alla comunità anche in termini di prevenzione delle devianze sociali. Vierchowod promette di dirottare verso di loro le risorse recuperate dal taglio agli sprechi, «per strappare i nostri ragazzi alla strada e offrire loro luoghi di aggregazione e formazione oltre alla scuola».

Sognatore sì, ma con i piedi per terra, come sottolinea spesso, Pietro si è scontrato con i pregiudizi di chi storce il naso all’idea che un ex calciatore possa diventare sindaco. «Io e i miei colleghi» – ammette – «siamo dei privilegiati, ma questo non vuol dire che non leggiamo i giornali o che non ci interessi ciò che accade intorno a noi. Io ho sempre avuto le mie idee politiche ma chi vuole continuare a muovermi critiche gratuite, faccia pure. La verità è che mi sono candidato solo per dare una mano. La gente capirà o non capirà? A prescindere da come andrà finire, io sono soddisfatto della mia scelta, di essermi confrontato con persone e situazioni di cui ignoravo l’esistenza. Sto vivendo finalmente la politica per come la intendo io: un bagno di realtà».

Graziana Urso
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