Tennis. Etimologia di uno sport

il tennis

il tennis

 

Il dizionario del gioco della racchetta

«Nomina sunt consequentia rerum» dicevano i latini. E lo sport non si sottrae alla regola: il calcio deve il suo nome al colpo di piede che s’imprime al pallone, il basket al cestino in cui s’imbuca la palla per segnare il punto, ma… il tennis? Da dove spunta la parola che denota lo sport della racchetta?

Il termine deriva dal francese tenez! (“prendete!”), espressione utilizzata per indicare la chiamata d’avviso del giocatore che serve all’avversario che riceve nel gioco della paume (“palmo della mano”), una sorta di pallamano ereditata da greci e romani e giunta oltralpe nel Medioevo. La paume – che consiste precisamente nel colpire con la mano coperta da un guanto una palla e lanciarla oltre la corda che divide il campo a metà – è infatti un’evoluzione della sphairistikè ellenica (nell’Odissea vi gioca Nausicaa, la fanciulla che accoglie Ulisse nella terra dei Feaci), e della pila trigonalis latina (ve n’è una rappresentazione nella Scena dei campi elisi della tomba affrescata di via Majorana a Roma).

In Francia, il jeu de paume diventa ben presto lo sport prediletto a corte e negli ambienti ecclesiastici: sono paumisti Luigi X, Filippo il Bello, i duchi Carlo e Luigi d’Orleans, Francesco I, Enrico II, monaci, abati, vescovi. Malgrado alcuni editti ne vietino la diffusione tra i ceti subalterni onde evitare pericolose distrazioni, la paume viene praticata anche dal popolo, e la sua fortuna si protrae fino al XIX secolo. Nel 1500 un prete italiano introduce i battoir, strumenti a propulsione precursori delle attuali racchette, in sostituzione della mano. È forse questa la ragione che spingerà gli inglesi a ridenominare la paume allorquando approderà oltremanica, in data incerta.

Tuttavia, l’origine francese del tennis lascia tracce di sé nella terminologia del punteggio, che indica con deuce il risultato di parità e con love lo zero. Deuce proviene da a deux, “a entrambi”, mentre love deriva da l’oeuf, “uovo dell’oca”, metafora per segnalare lo zero. L’espressione suggerisce anche l’immagine di un quadrante d’orologio ovale in cui la lancetta rimane ferma al punto di partenza. Del resto, il criterio in base al quale vengono assegnati i punti e il linguaggio in uso per indicarli sono dedotti dalla sfera della cronologia. Come se il game equivalesse a un’ora, il 15 indica il primo quarto e il 30 la mezz’ora; solo in un secondo momento è stato introdotto il 40 in luogo del più logico 45. Si vince quando si porta idealmente a termine il giro di lancetta, ovvero quando si consolida il vantaggio con un ulteriore punto finale.

Walter Clopton Wingfield

Walter Clopton Wingfield

 

Il passaggio teneztynestenysetennis è già compiuto in epoca rinascimentale, ma secondo un’interpretazione suggestiva la parola d’arrivo avrebbe piuttosto una qualche relazione con la cittadina di nome Tennis situata nella Francia settentrionale. Seguendo la pista toponomastica, però, un caso di omonimia getta sul tavolo una crux etimologica bell’e buona: vi è un’altra Tennis in Egitto, sulle rive del Nilo, dove abbondano piantagioni di finissimo cotone. Poiché in passato le palline venivano rivestite di stoffa, chi può escludere che sia stata la città nordafricana ad aver dato i natali linguistici al tennis? La stessa etimologia di “racchetta” rimanda all’arabo rahat (“palmo della mano”) e in area mediorientale anticamente era molto diffuso il ciogan o tchigan, un gioco persiano che si avvaleva di strumenti simili alle racchette. Qualcuno, tuttavia, sostiene che la parola provenga dal latino reticulum, “etichetta” e successivamente “racchetta”.

Il termine “tennis” assumerà un’accezione definitiva solo quando il Maggiore Walter Clopton Wingfield brevetterà a Londra il gioco della racchetta su prato: il (lawn) tennis. E’ il 23 febbraio 1874 e la notizia appare quindici giorni dopo tra le colonne del Court Journal (il giornale della upper class) e della Army and Navy Gazette (periodico a distribuzione internazionale destinato agli ufficiali dell’esercito della Corona). Da quel momento il tennis che conosciamo colonizzerà ogni angolo del glorioso British Empire, abbattendo le barriere tra sessi ed età. Tre anni dopo la portentosa invenzione di Sir Wingfield, sarà già tempo di Wimbledon.

Graziana Urso
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