Sara Bertolasi e Claudia Wurzel

Sara Bertolasi e Claudia Wurzel

Sara Bertolasi e Claudia Wurzel

 

L’Onda Rosa

Saranno le prime azzurre della storia a portare il due senza femminile ai Giochi Olimpici, le uniche donne della rappresentativa italiana di canottaggio a Londra. Sara Bertolasi e Claudia Wurzel. Garbo, freschezza e temperamento. Quando si presentano con la loro aria “acqua e sapone”, quasi inconsapevoli di una bellezza da mannequin, nel giardino dell’hotel dove alloggia la nazionale dei pesi leggeri in raduno alla Schiranna, hanno già svolto il primo allenamento della giornata. Un caffè, una chiacchierata con noi, e poi sui libri in attesa del secondo.

La loro vita rimbalza tra remi e studi universitari: sotto esame Sara, al secondo anno del corso di laurea specialistica in Management delle imprese sportive; sotto tesi Claudia, laureanda in Economia politica e istituzioni internazionali, alle prese – neanche a dirlo – con una dissertazione sul valore diplomatico delle Olimpiadi. «Certo è più facile preparare una gara» – affermano – «o almeno siamo più abituate a farlo».

Claudia, 25 anni, cresciuta a Como ma di origini tedesche, conosce l’agonismo fin da quando, ragazzina, si arruolò nella Canottieri Lario, per la quale remano anche i fratelli minori Marius e Aurelia. Nel suo palmarès, sei titoli italiani, due Mondiali juniores, un argento e un bronzo negli Europei assoluti, conquistato nel due senza proprio con Sara, 24 anni, di Busto Arsizio, a sua volta detentrice di tre titoli tricolori.

Il sodalizio tra le due nasce nell’estate del 2010 a mo’ di esperimento. Claudia chiede a Sara, nazionale Under 23 nel quattro di coppia, di provare a sostituire la sua partner infortunata nell’armo di punta. L’intesa funziona e, nonostante la rottura di una costola, per allenarsi con la compagna Sara decide di passare alla Lario lasciando la Canottieri Varese, dove dal ciclismo era approdata al canottaggio scoprendo lo sport su misura per lei. «Mi piace la fatica che si prova in barca» – dichiara – «e Claudia è un’altra che non si risparmia mai».

Eppure, a guardarle fuori dall’acqua, non potrebbero essere più diverse: schiva e posata l’una, vivace ed estroversa l’altra. «Troppo seria» Sara, stuzzica Claudia, «troppo sbadata» Claudia, replica Sara, ammettendo: «A furia di passare tanto tempo con lei comincio a diventarlo anch’io: mi ha alleggerito la vita».

Sara e Claudia in azione ( © Canottaggio.org)

Sara e Claudia in azione ( © Canottaggio.org)

 

Il segreto del loro affiatamento è la reciproca affidabilità. «Se di fronte a un imprevisto Sara cambia la tattica di gara» – spiega Claudia – «io la seguo perché mi fido delle sue valutazioni. E viceversa». Così lo scorso settembre è arrivata la vittoria nella finale B del Mondiale di Bled, in Slovenia, valsa la qualificazione olimpica. A Londra l’obiettivo è più ambizioso: raggiungere la finale A per finire tra le prime sei. Romania, Argentina e Sudafrica le rivali da battere, con Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Australia e Usa fuori portata a contendersi le medaglie.

Tra allenamenti in acqua e pesi in palestra, la preparazione delle ragazze, anche in vista dell’imminente Coppa del Mondo a Monaco di Baviera, non si ferma neppure un giorno – «mica siamo viziate come i nostri colleghi uomini, impegnati ‘solo’ sei giorni su sette» – scherzano loro, ma i ritmi serrati non sono una novità per l’armo rosa. Soprattutto per Claudia, reduce da tre anni di intenso lavoro in Ohio. «Un’esperienza molto formativa» – racconta – «in particolare sul piano della disciplina. La sveglia suonava alle 5.30 ed eravamo in acqua anche con i venti canadesi che soffiavano a -20. Una volta mi hanno tirato fuori dalla barca che ero una lastra di ghiaccio».

Alla Schiranna, invece, il sole di giugno già prelude all’estate londinese. «Partiremo il 23 luglio» – annuncia Sara – «ma non chiedeteci di provare a immaginare come sarà la nostra Olimpiade. Voglio scendere dall’aereo e vivermela». Si lascia sfuggire solo un desiderio: partecipare alla cerimonia inaugurale. «Sarebbe bello» – concorda Claudia – «purché questo non comprometta la nostra concentrazione. Il giorno dopo abbiamo la batteria, una prova molto più insidiosa di quanto si pensi. E noi non abbiamo alcuna intenzione di tornare a casa tanto presto».

Graziana Urso

13/06/2012
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