Daniele Greco

Daniele Greco (© Michele Mariano)

Daniele Greco festeggia nella sua città (© Michele Mariano – myboxtv)

 

L’oro in bocca

Una lunga pedana di crema e panna, un atleta di pasta di zucchero che affonda in briciole di pan di spagna e una barra di cioccolato a segnare la misura: 17.70 m. A Galatone l’impresa europea di Daniele Greco è diventata una maxitorta. «Squisita» giura lui, fresco vincitore dell’oro di Göteborg nel salto triplo, che si lascia coccolare dalla sua cittadina in provincia di Lecce dopo una settimana dal ritmo incalzante.

Giornali, tv, social network: dal giorno del trionfo svedese, tutti ne parlano, tutti lo corteggiano, più di quando, neanche sette mesi fa, sfiorò il podio olimpico di Londra. Allora l’atletica italiana, nonostante il bronzo di Fabrizio Donato, portava ancora i segni del dramma-Schwazer; oggi ha gli occhi svegli e il sorriso spigliato di un giovanotto gagliardo del sud, che si rifiuta di associare le ore trascorse in palestra e in pista alla parola “sacrificio”.

«Io mi diverto» precisa Daniele «e affronto tutto serenamente: la preparazione, la fatica, la gara, anche la popolarità di questi giorni. Possono cambiare le situazioni che vivi, ma tu resti la persona che sei». Con una medaglia in più, la più pesante, conquistata sotto la spada di Damocle della pubalgia e di un edema osseo provocato da uno strappo alla caviglia.

«Incidenti di percorso» minimizza lui «che si superano quando si ha voglia di saltare e di far bene. Certo, ero preoccupato, ma non potevo mollare e, chissà, forse gli acciacchi mi hanno anche aiutato a risolvere il problema dei crampi, che non poche volte mi ha impedito di concludere le gare».

L’ultimo salto è stato un volo di 17.70 m inarrivabile per i russi Ruslan Samitov e Aleksey Fyodorov. Pochi secondi d’attesa prima dell’ufficialità, in ginocchio, a mani giunte, poi il verdetto e la gioia, celebrata in modo insolito: un bacio sulla croce di una catenina nascosta nel body e un giro di campo con una maglia dall’eloquente scritta Jesus lives in me.

Daniele Greco in azione (© Colombo-FIDAL)

Daniele Greco in azione (© Colombo-FIDAL)

 

«A dire il vero non credevo che la mia fede potesse diventare una notizia» afferma Daniele «anche perché quella maglia la porto sempre con me: ce l’avevo anche a Londra. È un modo per mettere in pratica nel mio piccolo le parole di San Paolo pronunciate nel nome di Cristo: “Se mi testimonierete al popolo, io vi testimonierò davanti al Padre mio”».

Daniele è anche un testimonial dell’atletica, soprattutto nel Salento, dove malgrado l’assenza di strutture idonee resta ad allenarsi una settimana su quattro. A nulla sono valsi gli appelli della FIDAL alle istituzioni locali: l’organizzazione territoriale del movimento, in particolare a livello agonistico, lascia ancora molto a desiderare. «Più che per me» sostiene Daniele «è giusto battersi per le nuove leve. Io ho a disposizione il centro federale di Castelporziano, ma loro? O si trovano presto le risorse per la costruzione di impianti sportivi adeguati o rischiamo di disperdere un patrimonio di potenziali campioni».

la simpatia di Daniele Greco (© FF. OO.)

la simpatia di Daniele Greco (© FF. OO.)

 

Da qualche tempo Daniele ha iniziato a raccontare la sua avventura anche nelle scuole della sua terra. Due settimane prima di Goteborg è stato ospite del Liceo “Vanini” di Casarano, dove per la prima volta ha parlato dall’altra parte della barricata, rispondendo alle domande dei ragazzi da dietro una cattedra, lui che ha intrapreso la sua carriera di atleta ai Giochi della Gioventù per sfuggire a un’interrogazione di italiano. «Ma fu un episodio isolato» sorride. «In realtà ho sempre frequentato la scuola con profitto: nessun impegno sportivo giustifica un’insufficienza»

La sua prima misura nel salto triplo, registrata nel lontano 9 aprile 2003, fu di 10.81 m. Oggi che il ragazzo ha migliorato di sette metri, il suo allenatore di sempre, Raimondo Orsini, gli chiede di migliorare altri settanta centimetri, quanto basta per il record del mondo. «Andiamoci piano, la sua è stata una battuta» chiarisce Daniele «anche perché solo tre atleti nella storia sono riusciti a saltare oltre i diciotto metri. Diciamo che il primato mondiale per ora non è un impegno: resta un sogno». E una misura, 18.30 m, di pasta di zucchero, adagiata su un cuore di cioccolato rosso, l’ultima tentazione dei pasticceri di Galatone. Impossibile non sentirne l’acquolina in bocca.

Graziana Urso
© Riproduzione Riservata
(intervista raccolta nel mese di marzo 2013)

 

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Comments To This Entry
  1. Daniele è un grande campione!

    Piero Lanzafame on March 25, 2013 Reply

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