Alessandra Sensini: “Il mio sogno blu”

Alessandra Sensini al timone al largo di Guadalupe

Alessandra Sensini al timone (© Sensini)

 

«Così ho scoperto l’Oceano»

Abbiamo tutti i nostri sogni nel cassetto. A volte sono sogni che rimangono tali per sempre, a volte le circostanze della vita, il caso o la fortuna ci permettono di realizzarli, e di provare per davvero quelle emozioni che tante volte abbiamo accarezzato con la nostra  fantasia.

Per una surfista come me, i sogni più belli non possono che essere legati al mare, perché è il mare il mio elemento, e nel mare ritrovo me stessa, la mia dimensione più vera.

Proprio per questo forse, ogni volta che il mio amico Vittorio Malingri mi parlava delle sue imprese, dei suoi record, dell’oceanica insomma, mi scoprivo la voglia di capire meglio. Di provare la sensazione di trovarmi in mezzo all’Oceano, io che non avevo nessuna esperienza di vela oceanica. Avevo fatto qualche regata d’altura nel Mediterraneo, certo, e qualche match-race, ma niente di più. L’Atlantico era una sfida del tutto nuova, che mi affascinava moltissimo.

L’Olimpiade di Londra era appena terminata e – si sa – dopo i Giochi ci sono sempre dei mesi un po’ vuoti, in cui l’attività è sospesa. Perciò ho colto la palla al balzo, e di fronte all’invito che mi era stato rivolto, mi sono detta «Ok, stavolta vado davvero, vado a provare». Insomma, è nato tutto un po’ per caso, con una decisione presa sul momento.

L’invito di Vittorio

Vittorio ha una scuola di vela oceanica (la Vittorio Malingri, appunto), in cui insegna l’arte dello stare in mare e forma dei veri marinai. Lo fa con un percorso a tappe attraverso l’Atlantico, un itinerario cui mi sono unita con grande entusiasmo. La sua barca di sessantacinque piedi (circa venti metri), la Huck Finn II, è un German Frers molto bello, armato a cutter, molto rifinito negli interni, comodo da vivere e soprattutto molto veloce. Un’imbarcazione veterana delle traversate oceaniche, che compie ogni anno.

Alessandra con Vittorio Malingri (© Sensini)

Alessandra Sensini con Vittorio Malingri (© Sensini)

 

Per partecipare al viaggio ci siamo ritrovati a Lanzarote in undici, tre di equipaggio (io, Vittorio e suo figlio Nico), e otto allievi. Tutti ansiosi di iniziare un’avventura che si preannunciava indimenticabile… e anche, noi all’esordio, vagamente intimiditi.

Già prima della partenza c’è stata una parte molto divertente. Come succede sempre per una lunga crociera, si deve fare la cambusa, e una cambusa da undici persone per venti giorni è davvero tanta roba. Abbiamo così caricato almeno sei-sette carrelli stracolmi di viveri e bevande. Della piacevole fatica, è rimasta anche una bella foto, che mi ritrae nel supermercato di Lanzarote, circondata da montagne di provviste di ogni genere. E non erano neppure tutte lì!

Alessandra fa cambusa (© Sensini)

Alessandra fa cambusa (© Sensini)

 

Che poi, se devo essere proprio sincera, quando ho deciso di gettarmi in questa esperienza, qualche perplessità in proposito l’avevo, e mi sono detta «Oddio, patirò la fame!» più volte. Insomma, tanto tranquilla non ero. E mi sbagliavo, perché invece abbiamo mangiato tanto e benissimo.

Tra l’altro, in aggiunta alle vivande acquistate, durante il viaggio ci siamo dedicati con successo alla pesca, avendo stabilito da subito di limitarci allo stretto indispensabile. Grazie alla cattura di diverse lampughe e diversi tonni abbiamo avuto pesce fresco tutti i giorni. Lo consumavamo anche crudo, ma sulla Huck Finn II c’è una splendida cucina, in cui si può preparare con tutta tranquillità. Per nostra ulteriore fortuna, avevamo a bordo un ragazzo appassionato, che ci ha viziato per l’intera traversata con  ottimi piatti. Fantastico.

Rotta verso Capoverde

Abbiamo lasciato Lanzarote il 20 novembre, in rotta verso Capoverde. Un viaggio cominciato sotto i migliori auspici. La curiosità di quello che ci attendeva, la voglia di immergerci in una dimensione inedita, la scoperta di compagni simpatici e la rassicurante presenza di uno skipper d’eccezione come Vittorio…

I giorni iniziali sono stati di navigazione tranquilla e costante, spinti da un vento che ci portava veloci verso il primo riferimento previsto, appunto Capoverde. Una volta arrivati davanti a queste isole, abbiamo iniziato ad attraversare, ma siccome non trovavamo vento, siamo scesi parecchio, arrivando tra il 12° e il 13° parallelo. Poi siamo risaliti per puntare verso Guadalupe, riuscendo a rimanere nella fascia di più vento e mantenendo una rotta molto buona.

l'Huck Finn II (© Sensini)

l’Huck Finn II (© Sensini)

 

La vita di bordo è un’esplorazione che si compie passo dopo passo, con gradualità. I primi giorni ti devi conoscere con gli altri. Una barca è un piccolo mondo a sé stante, devi trovare il modo e il tempo per scoprire come muoverti, come rapportarti con il resto dell’equipaggio.

Durante il giorno c’erano le lezioni di Vittorio, che per prima cosa ci ha spiegato come comportarci nel caso in cui qualcuno fosse caduto in acqua, insomma le operazioni da compiere per recuperare un uomo in mare. Ci ha mostrato tutti i sistemi di sicurezza della barca, per poi passare agli argomenti più vari, dal come si piomba una scotta, alla regolazione delle vele e alla meteorologia. Ogni volta una lezione su un tema diverso: interessantissimo.

Avevamo anche dei turni di lavoro da tre ore in tre persone, con un solo turno da due persone.

In realtà, quindi, eravamo sempre tutti molto occupati, e i giorni passavano rapidi.

al largo di Guadalupe (© Sensini)

al largo di Guadalupe (© Sensini)

 

Ovviamente, andando avanti, le cose sono poi diventate sempre più automatiche, e ho finito per accorgermi che queste tre settimane in mezzo all’Oceano sono certamente un momento importante, in cui uno può starsene anche da solo con sé stesso.

Creature stupende

E davanti hai il mare, a perdita d’occhio sino all’orizzonte. Un teatro infinito in cui si muovono una quantità di creature stupende.

Una volta ci è capitato di avvistare una balena. È un incontro di incredibile suggestione, quello con questo gigante dell’acqua. L’immensità dell’Atlantico che si anima con la mole colossale del cetaceo è qualcosa di memorabile, che dà il senso della varietà e della bellezza della vita.

Praticamente ogni giorno incontravamo dei delfini. Un giorno in particolare ne è arrivato un branco di decine. Hanno iniziato a giocare a prua della barca, a incrociarsi, a saltare. I piccoli, le mamme… una cosa incredibile. Non ho resistito alla tentazione. Mi hanno messo il banzigo (una specie di seggiolino di stoffa che si usa come imbragatura di sicurezza), mi hanno buttato fuori sul braccio dello spi e mi hanno calata con la drizza. Praticamente ho fatto il bagno con i delfini, sono rimasta parecchi minuti lì, a giocare con loro. Sono stati momenti bellissimi, una sensazione di libertà immensa. Comunque sia, ora lo posso dire: fare il bagno in mezzo all’Oceano è davvero un’emozione forte. Oltretutto, l’acqua era anche calda!

sulle spiagge di Guadalupe (© Sensini)

sulle spiagge di Guadalupe (© Sensini)

 

Giorni irripetibili, giorni vissuti con intensità ed emozione. Giorni unici, sia dal punto di vista velico, sia da quello umano. Giorni che sono volati.

L’arrivo a Guadalupe

Il 9 dicembre, alle ore 15 locali, la Huck Finn II ha gettato l’ancora davanti alla spiaggia di Marie-Galante, alla Guadalupe. La traversata era terminata, anche se la mia esperienza sarebbe continuata ancora a lungo.

A Guadalupe siamo rimasti tre giorni, approfittando della sosta per riparare le vele, per rifornirci di gasolio e di acqua e soprattutto per riempire di nuovo la cambusa, saccheggiata da tanti pasti straordinari. E poi, naturalmente, è stato quasi un obbligo approfittare della situazione per effettuare qualche uscita in Kite, sulle ali del vento che spingeva veloce gli aquiloni…

Insomma, una sosta piacevolissima, che purtroppo ha anche avuto il suo momento di tristezza. Gli allievi ci dovevano lasciare, la loro crociera finiva lì, a Marie-Galante. Sono stati saluti commossi, tra persone che per settimane hanno condiviso le medesime vicende, i medesimi problemi, i medesimi piccoli, importantissimi successi.

L’11 dicembre io, Vittorio e Nico abbiamo ripreso il mare, in rotta verso Panama.  Altre 1.150 miglia da coprire, confidando in un buon vento di poppa. Dovevamo attraversare il Mare dei Caraibi, ma non era poi una cosa del tutto tranquilla. I paraggi sono infestati dai pirati, e per evitare spiacevoli incontri, saremmo dovuti passare ad almeno un centinaio di miglia al largo della costa venezuelana e colombiana.

un momento di... relax (© Sensini)

un momento di… relax (© Sensini)

 

Purtroppo, in mare, i calcoli finiscono spesso per non essere rispettati. Appena doppiato il capo più meridionale di Guadalupe, il vento è calato del tutto, lasciando la barca sconsolatamente priva di spinta. Sono stati due giorni di calvario! Abbiamo dovuto abbassarci fino a cinquanta miglia dalla costa colombiana,  per ritrovare venticinque nodi e un’onda bella, che ci hanno accompagnato a quattordici nodi verso il nostro waypoint.

La cosa singolare è la Huck Finn II ha attraversato tutto il Mar dei Caraibi senza incrociare neanche un’imbarcazione, se non, il quarto giorno, due barche da lavoro che stavano piazzando un tubo sottacqua. Eravamo davvero soli in quel blu infinito, ma ormai anche questa tappa stava per concludersi. Poco al largo di Panama abbiamo finalmente avvistato una nave, e il 19 dicembre  siamo entrati nella baia di Colón.

Momenti indimenticabili

A questo punto, solo il tempo di passare la dogana e rifornire la cambusa e il viaggio è ripreso, non più attraverso distese sconfinate, ma tra le isole e il reef della meravigliosa costa panamense, per visitare spot tra i più belli che la natura possa regalare.

un'insegnante d'eccezione (© Sensini)

un’insegnante d’eccezione (© Sensini)

 

In Kite il giorno di Natale a Cayos Zapatilla, l’uscita in SUP a Santo Stefano alla ricerca di un po’ di pesce tra isolotti di mangrovie e bassi fondali, il surf in uno spot a Nordest di Boca del Toro. La visita di fine anno alla riserva degli Indios Nobe, un posto pieno di magia, in cui la vita si muove ancora ai ritmi primordiali di solidarietà, onestà, tolleranza e pace. Un posto dove appena ormeggiati in mezzo alla baia del Pueblo Ensenada, siamo stati letteralmente circondati da decine di piroghe venute a salutarci. I bambini, i volti sorridenti e amichevoli di un popolo pieno di dignità…

Momenti che mi porto nel cuore e che non dimenticherò mai.

Alessandra Sensini
© Riproduzione Riservata

 

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