Alessandra Sensini

Alessandra Sensini (© Alessandra Sensini)

 

Via col vento

Chissà se Alessandra pensava al futuro, quel giorno. Probabilmente no. Probabilmente era concentrata solo sulla nuova avventura. Attenta a mantenere l’equilibrio sulla tavola, attenta a sfruttare ogni refolo di vento per scivolare più veloce. Non immaginava, Alessandra, che quella corsa esaltante e così vicina alla natura un giorno neanche troppo lontano l’avrebbe condotta al massimo traguardo di ogni sportivo, allo scalino più alto del podio di Olimpia.

Comunque sia, il primo incontro con il windsurf è rimasto un ricordo indelebile per Alessandra Sensini. Per questo, se le si chiede di riandare ai momenti più significativi di una carriera di vittorie, la campionessa toscana torna volentieri al 1982: «Ci sono talmente tanti episodi a cui sono legata e che sono vivi nella mia memoria, che sarebbe difficile elencarli tutti. Ma quello forse che mi sta più a cuore è quello da dove è partito tutto: la mia prima regata a 13 anni. Mio padre mi ha buttato in un canale in mezzo a canne di bambù e tutti gridavano: “Stringi, stringi!”. Ma io ero completamente all’oscuro su tutto, non sapevo nemmeno cosa fosse una bolina…».

Già, gli esordi. Cosa spinge una ragazzina a trascurare sport popolari e dotati di appeal (tutti tra l’altro praticati con successo) in favore di una disciplina come il windsurf, meravigliosa, ma a quei tempi sconosciuta ai più ed anzi ancora in piena strutturazione? «Ho sempre sognato di diventare un’atleta e ho praticato molti sport: nuoto, basket, tennis e atletica. È stato mio padre che ha fatto conoscere a me e alle mie sorelle il windsurf che era appena arrivato sulle nostre coste. È  stato semplicemente amore a prima vista. A 15 anni ho conquistato il mio primo titolo italiano, a 17 ho vinto il mondiale juniores. Poi le vittorie che sono arrivate mi hanno dato anche la consapevolezza che avevo un talento riconosciuto e da sfruttare, oltre a nutrire una grande passione per la vela».

Un’ascesa inarrestabile

A cavallo del decennio, l’ascesa di Alessandra è inarrestabile. Trionfa ai mondiali del Texas nel 1989, domina i mondiali Funboard a Curação e le preolimpiche di Anzio l’anno dopo, è terza alle preolimpiche di Barcellona nel 1991. Nel 1992 in Thailandia vince la Siam Cup.

Il traguardo sono le Olimpiadi: «Barcellona 1992 è stata la mia prima partecipazione olimpica, e quindi ero spaventata ma eccitata allo stesso tempo. Ho preso due squalifiche per partenza anticipata, stavo lottando per una medaglia, e mi sono trovata fuori. È stata una grande delusione, ma forse mi ha dato la spinta per continuare a provare».

Alessandra è settima, ma gli anni successivi chiariscono che nell’élite mondiale del windsurf c’è anche lei, la ragazza di Grosseto. Nel 1994 è imbattibile nella Course race, ma soprattutto riesce ad aggiudicarsi, per la prima volta nella storia della nostra vela, la Coppa del Mondo Funboard.

Ad Atlanta 1996, è considerata una possibile outsider. Non delude le aspettative, e con una gara da cardiopalma conquista uno splendido terzo posto nella nuova classe olimpica, la Mistral. Un bronzo che vale oro, perché se sul piano sportivo quel risultato mai raggiunto prima da un’azzurra vuol dire prospettive totalmente nuove per la carriera, sul piano personale vuol dire entrare nel cuore degli italiani: «Sì, certo, è cambiato sicuramente qualcosa, in meglio direi. Ho fatto un’incredibile rimonta nelle due prove: quinta nella prima e prima nell’ultima, così ho vinto la medaglia di bronzo e mi sono portata a soli due punti da quella d’argento, vinta dalla neozelandese Barbara Kendall. È  stata un’emozione pazzesca, conquistare la mia prima medaglia olimpica. La prima medaglia non si scorda mai…».

È l’inizio di un quadriennio trionfale per Alessandra, che vince o centra il podio in ogni gara cui partecipa. Nel 1997 è prima ai Giochi del Mediterraneo, in quasi tutte le preolimpiche e negli Europei. Conquista l’argento ai mondiali Mistral di Perth, lo stesso anno, e ai successivi Europei di Maratona nel 1998. Nel 1999 a Puck, in Polonia, è terza agli Europei, sempre nel Mistral, ma il suo vero anno magico arriva nel 2000: ai Mondiali del Mar de la Plata non c’è gara. La grossetana costruisce una prestazione sontuosa e le avversarie alzano bandiera bianca, a cominciare dalla fortissima cinese di Hong Kong Lee Lai Shan, oro ad Atlanta e accreditata di ottime chances nella difesa del titolo olimpico.

Alessandra Sensini (© Alessandra Sensini)

 

L’oro olimpico

Sydney, ventisettesimi Giochi Olimpici, 24 settembre 2000, ore 16,45 locali. In Italia sono le 7,45. Alessandra Sensini è in acqua: ci si è tuffata dopo avere sventolato ancora incredula una bandiera tricolore e aver urlato al cielo australe la sua gioia sconfinata. Sette secondi, sette piccoli battiti di lancetta. Un niente, in una vita, ma incredibilmente importanti in quella storica domenica. I sette secondi che al traguardo separano Alessandra da Amelie Lux, al termine di un’ultima poppa eterna, spesa a difendere con le unghie e con i denti il minimo vantaggio strappato alla penultima boa. Attacchi di disperata volontà, quelli della tedesca, continui, testardi, incessanti. Il breve lasco che chiude la regata arriva come una liberazione per l’azzurra. Cosa sono sette secondi? Sono i tre colori che salgono sul pennone più alto, sono l’Inno di Mameli che risuona nella primavera capovolta d’Australia, sono il mondo che incontra una ragazza dal sorriso solare e dai capelli ancora incrostati del sale dell’oceano.

Alessandra Sensini (© Alessandra Sensini)

 

Quarantotto anni dopo Agostino Straulino e Nico Rode, la vela italiana torna sul trono di Olimpia. La vittoria di Alessandra ha una eco enorme in patria, e fa da volano per un interesse che coinvolge giovani e meno giovani. Per il windsurf inizia un periodo di grazia che continua tuttora: «Quando ho vinto la medaglia d’oro a Sydney ovviamente si è creato molto più interesse nei miei confronti ed anche verso tutto il movimento del windsurf, che aveva comunque tanti appassionati, ma che con una medaglia all’Olimpiade ha potuto raccogliere molte più soddisfazioni e allo stesso tempo attenzioni da parte dei media. Per me ovviamente è stata la medaglia più bella. Questo ha prodotto effetti positivi e a catena anche sulle nuove leve che hanno iniziato a praticare questo sport».

Dopo Sydney, la carriera di Alessandra si arricchisce di nuovi successi. A tutt’oggi il suo incredibile palmarès vanta 58 medaglie nelle gare internazionali che contano, con ben 37 vittorie, 21 campionati italiani, 10 campionati mondiali, 5 campionati europei. E sei partecipazioni olimpiche, cui corrispondono 4 medaglie. Sì, perché l’atleta toscana sale altre due volte sul podio più importante: ad Atene 2004 è bronzo, ancora nel Mistral, e a Pechino 2008 conquista un indimenticabile argento nella nuova classe RS:X.

Nel frattempo, tanto per completare il curriculum, fa anche incetta di premi. Nel 2008 l’ISAF le assegna il Rolex World Sailor of the Year Award, il trofeo attribuito al velista dell’anno, e nel 2010 riceve la Medaglia d’Oro al Merito della Marina. Sarebbe abbastanza per tutti, ma non per Alessandra. Vuole testardamente la sesta Olimpiade, e la ottiene. Londra 2012 resterà però la sua ultima partecipazione. Più che per motivi anagrafici, a causa di una cervellotica decisione del CIO, che a metà maggio sostituisce nel programma di Rio 2016 il windsurf con il kitesurf, invece di aggiungere una nuova medaglia. Come creare un’alternativa tra lo sci e lo snowboard, commenta amaramente la grossetana.

L’Olimpiade inglese costituisce la passerella finale di una fuoriclasse senza tempo. Niente medaglia, questa volta, ma una partecipazione egualmente più che positiva: «Diciamo che fin dall’inizio non è andata molto bene. Sono stati quattro anni molto difficili per me con difficoltà da affrontare. Ultimo problema la lesione al quadricipite ad un mese dai Giochi di Londra e questo non mi ha consentito di allenarmi a Torbole come avevo preventivato, un campo molto simile per caratteristiche a quello olimpico di Weymouth. Questi sono stati tutti elementi che non mi hanno permesso di arrivare all’appuntamento più importante al 100%. Per il resto sono comunque soddisfatta perché nonostante tutto sono arrivata in finale e non ho mollato mai».

Alessandra Sensini (© Alessandra Sensini)

 

E adesso, cosa farà Alessandra, come sportiva e come donna? «Ho in mente molti progetti. Posso dirvi solo che non rimarrò ferma e come al solito cercherò di sfruttare al meglio le mie energie…

Ce lo dirà solo il tempo, dunque, ma una cosa possiamo rivelarla sin d’ora, anche se è un segreto per scoprire il quale basta collegarsi alla (seguitissima) pagina Facebook dell’olimpionica. C’è (anche) il triathlon nel suo futuro, e solo una malaugurata influenza le ha impedito l’esordio che avrebbe dovuto avvenire giorni fa a Lerici. Un semplice rinvio, comunque. Presto questa faticosa disciplina avrà una nuova praticante: Alessandra Sensini, atleta infinita.

Danilo Francescano
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Comments To This Entry
  1. Complimenti e grazie . Leggere i vostri begli articoli mi ha fatto rivivere le emozioni di quando ero giovane e seguivo Girardelli o Borg nelle loro indimenticabili imprese sportive . Avanti cosi con la stessa passione e nuovi articoli su altri leggendari personaggi .

    alessandro diana on October 24, 2016 Reply
    • Grazie Alessandro, è un piacere leggere i commenti dei nostri lettori.
      Presto riprenderemo con nuove storie!
      (La Redazione)

      admin on October 26, 2016