Flavio Tricarico

Flavio Tricarico

Flavio Tricarico © Augusto Bizzi

 

La promessa della sciabola d’argento

A soli diciassette anni è considerato la più giovane promessa della scherma italiana. Non ancora maggiorenne, classe 1998, ha collezionato una serie di podi e titoli nazionali che già costituiscono una carriera di tutto rispetto. La sua regione, la Puglia, ne ha fatto un vanto e lo considera motivo di gloria. La sua sciabola brilla come una medaglia portando alto il nome del Sud, ormai il ragazzo del Club Scherma San Severo è conosciuto nel panorama sportivo come il campione di Foggia.

Ciò nonostante Flavio Tricarico afferma di mantenere sempre i piedi per terra, di aver imparato a non montarsi la testa. «Mi fa piacere ricevere questi riconoscimenti,» racconta a Storie di Sport «ne sono orgoglioso. A dir la verità ormai mi ci sono anche abituato e non lo dico con presunzione, ma questa è la mia vita. La scherma non è solo una passione per me, occupa anche la maggior parte delle mie giornate».

Le giornate di Flavio non sono facili: di certo sono molto diverse da quelle di un qualsiasi ragazzino della sua età, la sua routine quotidiana si allontana decisamente da quella del classico adolescente medio che si destreggia fra qualche annoiata ora trascorsa sui libri, i pomeriggi davanti alla playstation e magari una partita di calcio alla sera. Gli allenamenti per un campione del suo livello occupano un ruolo fondamentale e non trascurabile, proprio in questo particolare sta la differenza: terminate le ore di scuola, al suono dell’ultima campanella, Flavio abbandona i banchi per mettersi in viaggio verso Napoli dove lo attende il suo allenatore. Si tratta di un coach d’eccezione: Luigi Tarantino, campione mondiale nella specialità della sciabola, con numerose partecipazioni olimpiche alle spalle siglate da altrettante medaglie: un argento e tre bronzi, l’ultimo conquistato a Londra nel 2012. Giunto nella palestra di coach Tarantino, la società Champ Napoli, Flavio impugna la sua arma, la sciabola, e da studente si trasforma in campione. «Il problema è che il viaggio da Foggia a Napoli mi fa perdere molto tempo, spesso brucia totalmente i miei pomeriggi, sicuramente non è comodo». Ci rivela «Non sempre è piacevole affrontarlo per due, tre volte alla settimana, a seconda delle necessità. Per il resto per me è un onore essere allenato da Gigi, riconosco il suo valore ed è un grande maestro. Lo stimo non solo come campione, ma anche come uomo, mi dà molti consigli tecnici e anche insegnamenti di vita. Posso dire di considerarlo praticamente un secondo padre». 

I consigli di coach Tarantino

I consigli di coach Tarantino © Augusto Bizzi

 

Sotto l’ala protettiva di Luigi Tarantino, il giovane campione pugliese sta vivendo i suoi migliori successi, emulando le gesta del suo mentore con il fermo proposito, un giorno, di diventarne l’erede. I risultati conquistati in quest’anno di assalti, affondi e sacrifici di certo lo pongono sulla buona strada: il secondo posto al circuito europeo prova Cadetti a Mödling, in Austria, seguito dalla medaglia di bronzo ai campionati europei a squadre in Slovenia e dal sesto posto nei campionati individuali. Poi il culmine, che ha coronato un anno già non povero di vittorie, la conquista del titolo di vicecampione italiano ai Campionati Cadetti Sciabola svoltisi il 21 maggio scorso a Treviso. La medaglia d’argento è stata l’exploit di una serie di sfide al cardiopalmo. Tricarico ha sconfitto per 15-8 Lorenzo Roma dell’Accademia romana di scherma nei sedicesimi, Flavio Mancini per 15-10 negli ottavi, Tommaso Facciola all’ultima stoccata dei quarti, Alberto Arpino per 15-8 in semifinale. Poi, ad un passo della vittoria decisiva, la grande delusione: il campione pugliese si è arreso a Matteo Neri, della Virtus Bologna, cedendo solo all’assalto finale per 15-13. «Ho vinto, ma ero triste…» confessa Flavio «alla fine ho perso il primo posto soltanto per due punti, ero arrivato proprio ad un passo dal titolo di campione italiano. Ad essere sincero credevo di farcela, ci ho creduto fino all’ultimo, quindi sono rimasto deluso. Non mi accontento facilmente, sapevo di poter arrivare primo e non ce l’ho fatta».

Un campione onesto, Flavio Tricarico, un campione vero: che riconosce il gusto dolceamaro di un secondo posto e non si crogiola sugli allori di un argento. Arrivare secondi lascia sempre un fondo di amarezza, soprattutto quando si desidera l’emozione totalizzante di una vittoria unica. «Sono competitivo, certo,» ammette senza indugio «ho iniziato ad esserlo con il passare del tempo quando ho capito cosa significava vincere. Quando inizi a collezionare vittorie hai paura delle sconfitte, non accetti di perdere».

Flavio in azione

Flavio in azione © Augusto Bizzi

 

Proprio questa profonda dedizione alla scherma o forse l’estrema forza di volontà l’hanno spinto a gareggiare ugualmente ai Mondiali in Uzbekistan, nonostante un infortunio alla caviglia. Si è piazzato al diciannovesimo posto, un risultato convincente, ma non per lui che ancora rimpiange l’intralcio che ha minato la sua prestazione: «È successo proprio dopo i campionati europei, il fatto buffo è che non sia accaduto durante la gara, ma dopo, mentre stavo esultando con la mia squadra per la vittoria. All’inizio sembrava un problema da nulla, poi si è rivelato un po’ più grave. Mi hanno consigliato di stare attento, di riguardarmi, ma non avrei mai rinunciato ai Mondiali. Avrei partecipato anche senza una gamba, sicuro!»

Viene da domandarsi se tutta questa grinta non si sia mai incrinata, non abbia mai subito un’ammaccatura, se non ci sia stato, neppure una volta, un segnale di resa. «Mi è capitato qualche volta di scoraggiarmi», ammette Flavio «non è sempre facile reggere lo stress delle competizioni, ma la mia famiglia mi ha sempre supportato. È stato mio padre ad avvicinarmi alla scherma, io, in realtà volevo giocare a calcio. Lui era un appassionato e mi ha portato a fare delle lezioni di prova al circolo schermistico Dauno. Poi ho scoperto di essere bravo, di essere capace e non ho più mollato. Ovviamente per mio padre è un orgoglio, mi è sempre vicino e crede moltissimo in me».

Un primo piano di Flavio

Un primo piano di Flavio © Augusto Bizzi

 

Di certo non è facile diventare degli atleti di alto livello al Sud, dove le infrastrutture non sempre sono adeguate a supportare le prestazioni, il fatto che il diciassettenne sia costretto ad un continuo pellegrinaggio da Foggia a Napoli ne è una sicura conferma. «È una situazione che deve essere migliorata,» conferma Flavio «ma io voglio far valere il nome del mio Paese. La scherma pugliese ha una lunga tradizione, di tutto rispetto. La mia arma in particolare, la sciabola, è la specialità propria del circolo schermistico di Foggia, adottarla è stata una scelta significativa per me. Serve una forte potenza fisica, soprattutto nelle gambe, per gestirla».

La passione di Flavio, la sua determinazione, non può essere ristretta entro i confini della sua città natale, lui lo sa bene: per questo motivo, terminata la maturità, si trasferirà a Napoli, distante dalla famiglia, per allenarsi con Luigi Tarantino e dedicarsi esclusivamente alla scherma. Anche su di lui pesa la condanna della gente del Sud: questo eterno migrare, come le rondini che, però, al momento opportuno ritornano al nido.

Il suo sogno lo porta lontano, ma negli occhi ha sempre il ricordo della sua prima vittoria significativa, quando aveva tredici anni e ottenne il titolo italiano giovanissimi ai campionati di Rimini. Quel momento unico in cui, per la prima volta, ha capito che sì, lui, proprio lui, ce l’avrebbe fatta. «Ero salito sul podio,» ricorda «e riuscivo a stento a trattenere le lacrime». Vive per inseguire quell’emozione e poter migliorare, ancora e ancora, fino a raggiungere la meta da sempre sognata: le Olimpiadi.

Chiunque desidera partecipare alle Olimpiadi vuole anche ottenere una medaglia, naturalmente. E poi Flavio, c’è qualche campione con cui vorresti confrontarti? Che vorresti battere in futuro?
«Non ho nessun rivale particolare in mente», conclude Flavio ridendo «io voglio batterli tutti».

Alice Figini
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