Bruce Jenner

Bruce Jenner

Bruce Jenner

 

La rivoluzione di un uomo

Era bello come un Dio greco, prestante e fiero. Muscoli guizzanti che sprizzavano energia inarrestabile, le proporzioni del suo corpo si rifacevano alla perfezione assoluta del numero otto: ottantotto chili di peso distribuiti verticalmente su un metro e ottantotto di altezza. Un portento di forza difficile da quantificare che gli valse una medaglia olimpica del metallo più prezioso. E gloria perpetua.

Il suo fisico scolpito gli permetteva di eccellere in qualsiasi competizione sportiva, non esisteva limite in grado di frapporsi fra lui e la perfezione. Velocità, forza, resistenza erano caratteristiche di cui era dotato per natura, senza necessitare di alcuna alterazione genetica come accade in genere a tutti i supereroi dei fumetti.
Bruce Jenner era l’uomo delle meraviglie: il nuovo semi-dio d’America, l’atleta modello che si cimentò nelle dieci fatiche di Ercole sbaragliando ogni concorrenza. Specialista nel decathlon, Jenner fu il primo statunitense in grado di esprimersi ad altissimo livello in tutte le prove della disciplina. Nel 1976 alle Olimpiadi di Montréal vinse l’oro che l’avrebbe trasformato per sempre in un’ icona sportiva, dando inizio al suo mito. Un successo senza pari che abituò presto Bruce ad avere gli occhi di una nazione puntati su di sé, occhi affamati che non distolgono lo sguardo e cercano di carpire in ogni suo movimento, gesto, pensiero l’intima spiegazione del suo talento.

La risposta a tanta curiosità era da ricercare tutta in quel corpo perfetto, la formula vincente per anni invidiata e bramata da molti che inseguivano la moda Jenner come un’autentica garanzia di virilità.

Il decathlon di Bruce

Il decathlon di Bruce

 

Quel corpo che oggi Bruce Jenner rifiuta, sconvolgendo l’America dei riflettori e dei reality show, della vita in diretta e dell’affare pubblico. La sua scelta lascia a bocca aperta quel mondo. L’avevano posto sul piedistallo credendo di farne un simbolo, mentre l’intento occulto era di alimentare una pubblicità marcia, lo slogan che si serve dell’apparenza per sopravvivere.

A sessantacinque anni Bruce trova il coraggio di buttarsi a capofitto in una rivoluzione, di dire pubblicamente che lui in quel corpo divino vi si sentiva intrappolato. E di rinascere, sotto il nome di Caitlyn.

Le Olimpiadi di Montréal

La sua vita pubblica cominciò quando scrisse una delle più importanti pagine sportive del secolo; omaggio inatteso che mandò in visibilio una nazione sempre avida di nuovi eroi. Prima nessuno conosceva il suo nome e nessuno se ne preoccupava, da quel momento in avanti un mondo senza Bruce Jenner divenne impensabile per qualunque cittadino americano. Quel volto, immortalato nell’esaltazione tipica della vittoria, finì impresso come un marchio sulle scatole dei cereali, uno dei prodotti più consueti nelle case degli USA. Colazione dopo colazione Bruce capeggiava sul tavolo della cucina, con la sua immagine indistruttibile, ricordando agli sguardi assonnati che quell’alimento creava campioni, proprio come lui. In quella foto restava intrappolato l’urlo liberatorio lanciato sulla pedana l’indimenticabile 30 luglio 1976.

Maglia rossa, numero 935. Quelle tre cifre impresse sulla pettorina divennero magiche, un antidoto contro la sfortuna, altroché. Con i capelli lunghi al vento e lo sguardo fiero Jenner totalizzò un punteggio mai visto nelle dieci prove del decathlon: 8.618 punti. Da un anno deteneva il record mondiale, il primato che aveva spodestato il sovietico Nikolay Avilov, con un totale di 8.524 punti che d’un tratto apparvero nulla di fronte alla nuova vertiginosa somma raggiunta. Le tappe si erano succedute una dopo l’altra e al termine di ciascuna competizione aveva siglato un risultato memorabile. Un susseguirsi di emozioni da cardiopalmo, che Bruce aveva regalato all’intero stadio e a milioni di telespettatori. Si era conquistato quell’oro con il sudore della fronte battendosi fino all’eccellenza in tutte e dieci le gare previste: correndo i 100 in 10″94, saltando 7.22 in lungo, gettando il peso a 15.35, superando i 2,03 nel salto in alto, correndo i 400 in 47″51, lanciando il disco a 50.04, bruciando i 110 ostacoli in 14″84, superando i 4.80 nell’asta, gettando il giavellotto a 68.52, finendo in lacrime i 1500 in 4’12″5.

I 1500 metri conclusivi commossero il mondo, tutti gli spettatori videro le lacrime di Bruce crescere durante la corsa man mano che percepiva in ogni fibra del suo corpo la portata di quella vittoria. Perfino il più arido si sarà almeno intenerito vedendo l’emozione con cui quell’atleta si avvicinava al traguardo. Poi Jenner levò le braccia al cielo lanciando un urlo liberatorio, questa è l’immagine che tutti ricordano, custodita nei cuori a rammentare il significato puro dello sport. Un’istantanea destinata semplicemente ad essere, senza invecchiare né scalfirsi.

Le Olimpiadi

Le Olimpiadi

 

Il gesto finale, invece, lo ricordano in pochi: al contrario del resto, non lo trasformarono in un monumento vivente, se ne dimenticarono alla svelta. Il campione corse subito in tribuna dalla moglie Chrystie, abbracciandola davanti all’intero pubblico le disse: «Congratulazioni, ce l’abbiamo fatta.» Era stata Chrystie, con il suo modesto stipendio di assistente di volo, a permettere a Bruce di gareggiare. Quella storia d’amore durò poco, la favola bella che aveva incantato il pubblico era presto destinata a concludersi. Presto finì anche la felicità incontrastata di Bruce, a cui l’imprevedibilità del destino non fece sconti.

Poco tempo dopo la vittoria suo fratello minore, Burt, morì in uno schianto fatale sulle strade del Connecticut. La gioia provata in quei momenti magici sembrava lontana, ma Jenner dovette imparare presto che ne avrebbe dovuto pagare il prezzo, convivendoci per il resto dell’esistenza. Agli occhi del mondo in quell’istante, in quel traguardo, si concentrava tutta la sua vita.

Una vita sotto i riflettori

L’apoteosi sportiva di Bruce Jenner ebbe inizio e si concluse con quell’unica, indimenticabile medaglia. Giusto il tempo di stupire con la sua presenza senza eguali; perfino quando l’inglese Daley Thompson, anni dopo, superò di quattro punti il suo record la notizia non suscitò altrettanto clamore. In realtà non fece alcuna differenza. Fu dedicata scarsa attenzione ai quattro punti di quel “Thompson come si chiama”, per tutti l’eroe restava Jenner.

Dopo quell’oro divenne il figlio di Giove e non avvertì più il bisogno di dar prova di sé. Fino a quel momento aveva praticato sport solo a livello amatoriale, da ragazzo come giocatore di football americano nella squadra dell’università, approdando poi per caso al decathlon, la gara delle gare. Aveva sbalordito il mondo e poi si era ritirato, ma la gloria di un solo trionfo gli era rimasta appiccicata come una seconda pelle. Rimase Bruce Jenner “l’atleta” perfino quando smise di gareggiare e si dedicò all’attività di regista promuovendo film per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla dislessia, problema di cui soffriva lui stesso.

Tutto quello che fece dopo l’Olimpiade apparve sotto i riflettori: Jenner entrò in un mondo patinato, glamour, ospite esclusivo ed immancabile nella maggior parte dei reality show e dei quiz televisivi. Partecipò come guest star in diverse puntate delle serie tv più famose, come La Signora in Giallo e I Griffin. Il suo passato sportivo divenne pubblicità facile da dare in pasto alla massa con documentari esclusivi su di lui e videogiochi. A incrementare la sua popolarità ci pensò la discendenza: le figlie avute dalla terza moglie Kris Kardashian, in aggiunta alle quattro acquisite, sono tra i personaggi più noti e discussi dello schermo oltreoceano. Il bizzarro reality show che racconta nel dettaglio tutta la loro vita, Al passo con i Kardashian, registra ogni giorno ascolti stellari.

Bruce Jenner oggi

Bruce Jenner oggi

 

In questa confusione fra vita falsa e vita vera scoppia come una bomba la decisione di Bruce. Gli spettatori gridano allo scandalo, gli puntano il dito contro, ormai abituati ad arrogarsi il diritto di giudicare quell’uomo, che s’illudono di conoscere al pari di un familiare. Strepita anche la ora ex moglie Kris, dichiarando senza peli sulla lingua che «questa faccenda mi rovina la reputazione».

Bruce Jenner, non si sa se per vendetta o per amor del vero, intende mandare in onda il video integrale dell’operazione compiuta in Thailandia. Molti la trovano una scelta di cattivo gusto, ma per Bruce/Caitlyn non è affatto strano mostrare questo nuovo lato di sé. Del resto è una persona che ha dovuto subire il fascio dei riflettori per tutta l’esistenza, ritrovandosi sempre in cerca di un’identità smarrita.

Dopo aver più volte negato alla Stampa lo scopo di tutte quelle operazioni, ora Jenner ammette finalmente la verità e non intende tenerla nascosta. Gira per le strade con il mascara, le unghie smaltate di rosso e orecchini di diamanti. Ma gli occhi sono rimasti gli stessi, fieri, profondi; di chi ormai non teme di essere giudicato. Forse Bruce/Caitlyn ha finalmente compreso quale peso possano avere le chiacchiere, mille parole spese ad elogiare un corpo e mai nessuno che si sforzasse di comprendere il dolore nascosto dietro quello sguardo.

In una sua recente dichiarazione ha affermato: «Ho sempre pensato che il mio più grande pregio fosse l’intelligenza, non la mia prestanza fisica». Una frase che spiega molte cose, ma l’opinione pubblica, di nuovo, è ancora troppo sconvolta dal cambiamento del suo corpo per prestare ascolto alle sue parole.

Alice Figini
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