Vladimir Jaščenko

Vladimir Jaščenko

Vladimir Jaščenko

 

La favola spezzata

Per la maggior parte degli appassionati di atletica, Vladimir Jaščenko, detto Volodja, è una meteora. È una meteora che ha brillato per tre anni, tra il 1977 e il 1979; poi la sua luce si è spenta in silenzio. Eppure gli sono bastati quei tre anni per lasciare un’impronta indelebile nella storia dello sport, facendo sognare gli sportivi e non solo. Ha conseguito una serie di successi che hanno dominato le prime pagine dei giornali di quel periodo: ricapitoliamone alcuni.

Ad appena diciotto anni realizza il suo primo record del mondo, e da sovietico decide di farlo più “fuori casa” che si può, negli USA, e per giunta, lo fa proprio alla vigilia dell’Indipendence Day. Eppure, la sua impresa non rovinerà una festa, ma sarà uno stimolo all’aggregazione. La sua spontaneità gestuale, il suo look bohémien, il suo volto d’angelo, lo rendono immediatamente simpatico al pubblico americano.

Così, nella seconda metà degli anni Settanta, in piena guerra fredda e al culmine della stagnazione brežneviana, con un’Unione Sovietica sprofondata in un abisso di grigio torpore, Jaščenko diventa un mito controcorrente.

Anche il suo stile di salto procede in quella direzione. E in un’epoca in cui il fosbury sta per ultimare la propria conquista del mondo dell’atletica, arriva lui, che salta con l’ormai vetusto ma sempre suggestivo ventrale. Ne regalerà uno struggente canto del cigno.

In Italia, come negli USA, Volodja ottiene un trionfo senza precedenti, quando il 13 marzo 1978, in occasione dei Campionati Europei Indoor al Palasport di Milano, ritocca il proprio record del mondo. Compie la sua impresa più bella al termine di una gara lunghissima e palpitante: praticamente senza avversari, e solo contro se stesso e i propri limiti.

Sembra destinato a una carriera strepitosa, ma nell’agosto del 1979 un infortunio al ginocchio lo costringe prima a una lunga odissea tra operazioni chirurgiche e ad altrettanto lunghi cicli di riabilitazione, fino al ritiro dallo sport nell’oblio dei mass media. Riportiamo un passo del libro:

«La meteora abbacinante di Vladimir Jaščenko, il fenomenale ragazzo sovietico dall’aria scapigliata che sfidava i limiti umani, saltando in alto con uno stile spettacolare e demodé allo stesso tempo, andava spegnendosi lontanissimo dalla luce dei riflettori. Per un capriccio del destino, il suo crepuscolo, silenzioso, solitario e malinconico come un canto della steppa, si consumava proprio nella palestra della Avangard di Zaporože: quella stessa dalla quale si era catapultato verso il successo».

Infatti, la sua vicenda passa sotto il silenzio della stampa sovietica che la insabbia sotto una coltre di informazioni ambigue e fuorvianti, anche per coprire le negligenze dei medici e dei funzionari sportivi.

Da quel momento per Volodja comincia un faticoso cammino verso la maturità. Infatti, i due anni di successo mondiale lo avevano segnato profondamente nel carattere e nelle abitudini, tanto che non riesce più a reinserirsi nella vita normale. Attraversa periodi di depressione via via più acuta e, a causa di una ripicca dell’establishment sportivo, viene perfino internato in una clinica psichiatrica. Lentamente, ma in una progressione inesorabile, cadrà vittima dell’alcolismo, che sarà una delle concause della sua scomparsa ad appena quarant’anni.

Nel libro, a compimento di un’accurata analisi d’archivio giornalistico, letterario, televisivo e cinematografico, nonché grazie a testimonianze dirette, si è ricostruita l’intera storia di questo campione, sia dal punto di vista sportivo che da quello umano.

Giuseppe Ottomano
© Riproduzione Riservata

 

volodja

Il volo di Volodja di Giuseppe Ottomano (e Igor Timohin)
Prefazione di Franco Bragagna
con un ricordo del prof. Carlo Vittori
Edito da Miraggi Edizioni

Prenotabile con sconto del 30% sul sito di
Miraggi Edizioni

 

N.B.: Un riconoscimento postumo della figura di Volodja Jaščenko viene dato nel 2008 da un gruppo musicale italiano, gli Offlaga Disco Pax, che ha dedicato la canzone Ventrale alla sua memoria.

 

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