Michael Chang

Michael Chang ( EPA)

Michael Chang (© EPA)

 

Il più giovane di sempre

«Se vuoi perdere, perderai».
Così disse Betty Chang al figlio Michael, durante la sosta per pioggia agli Internazionali di Francia, nella partita dei quarti di finale contro Ronald Agénor.
In questa frase possiamo rintracciare una delle componenti fondamentali per il successo di questo precocissimo talento del tennis mondiale. La caparbietà e la determinazione a conseguire il risultato, la capacità di non arrendersi mai nemmeno davanti ad ostacoli che sembravano, ai più, insuperabili.
La carriera di Michael Chang ha vissuto un decennio di gloria, dal giugno 1989 fino alla fine degli anni Novanta, coronato dalla affermazione al Roland Garros quando il giovane americano aveva solamente diciassette anni e tre mesi. Una carriera che lo ha visto arrivare fino alla posizione numero due del ranking mondiale e raggiungere altre finali dello Slam con un totale di trentaquattro titoli vinti su tutte le superfici tranne l’odiata erba.
Che cosa ha reso unico e indimenticabile questo giocatore? Perché gli appassionati di tennis lo ricordano ancora? Quali le sue gesta memorabili?

Un predestinato

Messosi in luce nei campionati juniores a soli quindici anni, gli addetti ai lavori intuiscono di essere di fronte ad un predestinato del tennis. Agile, veloce, non troppo potente ma davvero astuto il giovanissimo Chang. Per questo motivo, nella primavera del 1989, la Federazione gli mette accanto José Higueras per assisterlo negli allenamenti.
Celebre il duetto tra i due con Higueras che dice al ragazzo di considerarlo pronto per fare una buona figura al Roland Garros l’anno successivo e Chang che risponde: «perché non quest’anno, José?».
Il capolavoro resta la vittoria al Roland Garros, appunto, nel 1989.
Michael vi arriva come testa di serie numero quindici e supera i primi turni nell’anonimato più totale (pur avendo eliminato, al terzo turno, un certo Pete Sampras allora giovanissimo). Mingherlino, abbastanza basso per la media dei tennisti ma molto veloce e rapido, Chang si presenta al suo ottavo di finale dovendo affrontare nientemeno che Ivan Lendl, il re della terra rossa parigina.

la vittoria al Roland Garros 1989

la vittoria al Roland Garros 1989 (© Tennisworld)

 

Ricorda Michael di aver incontrato l’anno prima il campione cecoslovacco a Des Moines, Iowa, in una esibizione.
«Sai perché ti ho battuto?» gli disse il cecoslovacco. «Perché non hai qualche colpo in particolare che possa farmi male. Non il servizio, non la seconda palla che è poco potente. In questo modo posso fare praticamente quello che voglio quando ci incontriamo e batterti quindi con facilità».
Chang ascolta in rispettoso silenzio non sapendo ancora quanto sarà dolce la vendetta l’anno successivo.

La rivincita

Il match con Lendl sembra avere risultato scontato ed infatti il ceco si porta agevolmente sul 2 a 0 apprestandosi a chiudere la partita al terzo set. Ma qui succede qualcosa di inatteso e Chang conquista la terza partita e durante la quarta deve ricorrere ad una serie di astuzie per sopperire ai crampi di cui è vittima. Pause sfruttate al limite del regolamento, mangiare banane al cambio di campo, ottenere una sosta “fisiologica” molto più lunga del previsto sono stratagemmi che gli permettono di mantenere una forma accettabile e, contemporaneamente, far perdere la calma a Lendl, solitamente conosciuto come un freddo computer da gioco. E così vince il set ristabilendo la parità.
Nel quinto set il primo capolavoro: il servizio “da sotto”. Chang serve basso, quasi una sorta di palla appena al di là della rete, un diritto al volo. Lendl, spiazzato, è costretto a prendere velocemente la rete e, sulla ribattuta, Michael lo fulmina con un passante lungolinea. A questo punto succede il finimondo sulle tribune con il pubblico in delirio per il cinesino e Lendl che porta il dito alla tempia come a dire: “Questo è matto”.
La partita ormai segue un binario diverso da quello iniziale. Il cecoslovacco è infastidito, smarrito, nervoso mentre Chang recupera energie mentali per compensare la mancanza di quelle fisiche. Ricorda Michael: «Il servizio da sotto è imprevedibile. È stato Agassi a farmi vedere le potenzialità di questo colpo nei tornei juniores. Usandolo contro Lendl ho pensato di dargli qualcosa di diverso da affrontare. Dopo quel colpo penso sia stato frustrante per lui vedere che l’incontro non andava come stabilito».

Chang e Lendl

Chang e Lendl

 

Il secondo capolavoro sul match point per Chang, al servizio Lendl: stare vicini alla linea del quadrante della battuta. Lendl sbaglia il primo servizio e il suo avversario avanza fino quasi alla linea. Siamo alla seconda palla e sembra una follia. Se il colpo entrasse, il cinesino non avrebbe nemmeno il tempo di vedere la traiettoria. Ma Michael crede nella strategia della tensione ed infatti Lendl sbaglia il colpo perdendo così il match in preda allo sconforto più totale. Rino Tommasi sulla Gazzetta dello Sport scrive: «Tecnicamente ottimi i suoi rovesci vincenti così come le accelerazioni seguite dai rallentamenti che hanno tolto il fiato a Lendl. Una partita che non dimenticherò mai».
Dopo questo trionfo, siamo agli ottavi, affronta in rapida successione Ronald Agénor e Andrej Česnokov guadagnando l’ingresso in finale contro Stefan Edberg.
«Non voglio pensare a quanto sia forte il mio avversario» dice Chang. «Non farebbe altro che portare ulteriore pressione su di me. Voglio solo andare là fuori e dare tutto me stesso. Poi quello che succede, succede».
Un’altra epica rimonta di Michael che vince in quattro set e diventa il più giovane tennista nella storia a conquistare il torneo parigino.
La sua pazienza unita alla voglia di non perdere hanno avuto il sopravvento sulla paura di vincere di Edberg, nettamente favorito. Sempre Tommasi: «Chang recupera un break di svantaggio nel quarto set ed annulla dieci palle break al suo avversario. Ha giocato i punti decisivi con coraggio e grazie alla sua straordinaria coordinazione che gli consente di giocare colpi difficili da qualunque parte del campo».

Tattiche psicologiche

Il successo di Chang a Parigi mette in risalto l’aspetto psicologico presente in uno sport individuale come il tennis. Riuscire a fronteggiare la pressione risulta determinante quasi quanto il talento, dimostrare freddezza nei momenti più difficili e trovare la forza per affrontare gli imprevisti di gioco sono componenti imprescindibili per puntare al trionfo. Il suo modo di stare in campo, a volte irriverente e sfacciato, ma anche geniale e folle, gli permette di mettere a nudo i limiti psicologici degli avversari riuscendo così a colpirli nel profondo. Dotato di una intelligenza fuori dal comune Chang la usa in contrapposizione alla forza muscolare ed alla potenza che in quegli anni iniziano ad imporsi. Quel successo ha scritto una pagina memorabile nella storia del tennis mondiale grazie ad un ragazzino che ha affrontato la pressione “con grazia”, con la capacità, cioè, di trasformarla in un punto a favore riuscendo a gestirla con maestria.

Michael Chang oggi

Michael Chang oggi

 

Negli anni seguenti al suo ritiro Michael Chang ha avuto spesso modo di ritornare su quella mitica stagione soprattutto in veste di allenatore. Il suo obbiettivo è quello di instillare nei giovani la capacità di affrontare la pressione senza aggirarla. Dice: «Ciò che un teenager può e deve fare per prepararsi al meglio è andare là fuori ed imparare come si compete e si vince. Fondamentale è sfidare gli avversari che non vorresti mai incontrare, quelli che ti rendono la vita difficile e che ti mettono a disagio. Questo ti creerà pressione e, una volta imparato ad affrontarla, ti renderà più forte».
Il giocare senza pressione è un grave problema, secondo Chang, perché non mette di fronte ai propri veri limiti. Dice ancora Michael: «I ragazzi preferiscono non giocare che subire una sconfitta. Vogliono giocare senza pressione e questo non va bene. La pressione che ti crea il tuo avversario, la pressione generata dalle aspettative e dalla stampa, dal pubblico e da te stesso è fondamentale. Se giochi a tennis senza questa pressione non farai il tuo bene, devi necessariamente essere esposto alla pressione».
Chang aprì la strada ad altri giovani campioni futuri come Sampras e Agassi che saranno protagonisti assoluti negli anni a venire. Ma nessuno avrà il suo record di precocità e nemmeno la sua carica psicologica ed emotiva.
Per questo Michael Chang resterà sempre The youngest ever.

Gabriele Radaelli
© Riproduzione Riservata

 

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